Nico Bijno

Nico Bijno

Presidente

URL del sito web: https://www.movimentosalute.it

FUOCO DI SANT'ANTONIO- HERPES ZOSTER

Una malattia che ritorna nella terza età

 

IL FUOCO DI SANT’ANTONIO ( HERPES ZOSTER)

 

 

E’ questa una malattia  tipica degli anziani, soprattutto per quelli che da bambini hanno contratto la varicella.

Generalmente si verifica quando il corpo di un individuo, per tutta una serie di motivi, riduce le sue sorveglianze immunitarie ed improvvisamente,

dopo anche 50 anni dalla varicella, esplode con virulenza.

Come si verifichi l’herpes zoster è semplice, visto che lo scrivente lo ha purtroppo sperimentato per ben due volte. 

Improvvisamente la persona colpita da questa malattia, avverte un notevole prurito sulla pelle, generalmente sul torace o sulla aerea trigemine

( la fronte ed il cuoio capelluto) , ma anche spesso sulla schiena e sugli arti (braccia).

Si pensa all’inizio a qualche cibo avariato che si è ingerito che ha portato qualche allergia,

ma dopo qualche giorno questi fastidiosi e dolorosi pruriti invece di diminuire aumentano,

con una serie di  arrossamenti estesi sulla pelle, sino poi alla comparsa successive, di piccole  vescicole purulenti .

A  questo punto è importantissimo che  il paziente si rivolga al più presto al suo medico di fiducia,

che verifica immediatamente, senza alcun esame l’esistenza del virus.

Il decorso della malattia dipende però dalla tempestività della diagnosi e della terapia da prendere.

Essa consiste essenzialmente con un farmaco per bocca chiamato ACICLOVIR accompagnato da una pomata contenente antivirali.

Non si devono prendere assolutamente delle pomate a base di cortisone.

Agendo in questo modo tempestivamente, le pustole si riducono in maniera decisa nel giro di una settimana, mentre il prurito, rimane ancora per qualche mese.

Purtroppo  la presenza di queste vesciche purulenti,  rendono necessaria la fasciatura ed il cambio almeno di due volte al giorno delle stesse. 

Cosa molto fastidiosa, soprattutto quando si deve ricorrere ad aiuti esterni per la posizione stessa delle vesciche.

Secondo i dermatologi ,l’Herpes Zoster però non è contagiosa e le persone che sono vicine al malato non rischiano di prendere questa malattia.

Il problema, come nel mio caso, sono le ricadute che possono avvenire anche dopo anni dalla prima.

In questi casi si deve ripetere immediatamente l’intera terapia farmacologica.

                                                                                    R.G.Bijno

Leggi tutto...

LE PROPRIETA' DEI KUDZU

Kudzu: proprietà, benefici e utilizzi 

 

Gli occidentali la chiamano “Kuzu” (o “Kudzu”) mentre gli asiatici la identificano con il nome di “Pueraria montana”.

Comunque la si chiami, si tratta di una pianta selvatica rampicante originaria del Giappone – appartenente alla famiglia delle Fabaceae – che cresce soprattutto lungo le pendici di vulcani e montagne.

Nonostante i magnifici fiori (dal viola al blu), del Kuzu a scopi terapeutici non vengono utilizzati né i petali né la pianta, bensì le (già citate) radici. 

                     Il kudzu è una pianta curiosa 

originaria di Estremo Oriente.

È utilizzata da migliaia di anni nella medicina cinese per occuparsi delle dipendenze, di emicrania, diarrea, vomito, ipertensione, acufeni, ecc.

Oggi, il kudzu è soprattutto utilizzato per aiutare superare la dipendenza da tutte “le droghe„ del quotidiano: alcool, tabacco, zucchero, ecc. Il kudzu

appartiene alla famiglia delle fabaceae, come il fagiolo, il pisello, la lenticchia, l'arachide, la soia, la liquirizia, e i“glicini„ . Del resto, i fiori porpora del kudzu scaturiscono in mazzi come i fiori del glicine.

 

La storia del kudzu comincia in Cina, in Giappone, in Corea, a Taiwan, nelle Filippine, Vietnam e Malesia, nell'Indonesia ed in Nuova Caledonia .

Nel 1876, in occasione del centenario della nascita degli Stati Uniti, il padiglione giapponese a Filadelfia consisteva in un giardino splendido esotico.

Gli americani furono conquistati dal kudzu, dal profumo zuccherato e dalle foglie ampie e carnose .

Negli anni 1920, una coppia di giardinieri, in Florida, si mise a commercializzare il kudzu come pianta foraggera, molto apprezzata dalle capre. 

Più tardi, durante la grande depressione degli anni 1930, l'Ufficio Federale per la Preservazione del Suolo ordinò di piantare del kudzu in massa per impedire i fenomeni erosivi del terreno.

 

                 Tra le applicazioni più diffuse del Kuzu ricordiamo:

 

acidità e bruciore di stomaco: assorbendo i succhi gastrici in eccesso, il Kuzu fornisce un immediato sollievo da dolore e bruciori e riduce le recidive in caso di ulcera blanda;

reflusso gastroesofageo: per merito delle sue proprietà antiacide, il Kuzo previene la salita dei succhi nell’esofago nonché la propagazione all’interno delle vie respiratorie;

dissenteria e stitichezza: l’effetto “tampone” del Kuzu si estende anche all’intestino, dove è in grado di alleviare l’irritazione del colon.

    Inoltre è in grado di sbloccare gli stati di stitichezza cronica;

spossatezza: l’amido del Kuzu presenta anche proprietà specifiche nell’ambito del recupero dell’energia e del sano equilibrio psicofisico.

Dal cinese, kudzu si traduce 

come “eliminatore di intossicazione

 

Il dott. David Lee aveva già osservato che i cinesi del nord bevevano tisana di kudzu per far passare la sbronza e la bocca impastata dopo una bevuta esuberante.

Nel 1991, il dott. David Lee condusse uno studio in Cina, all'università di Shin-Yanget.

Provò gli effetti di una tisana di kudzu su ratti di laboratorio ai quali si era fatto assumere dell'alcool.

Il coordinamento motorio dei ratti risultò migliorato. Sembravano meno intossicati . 

Non esistono purtroppo molti altri studi sull'efficacia del kudzu nello svezzamento da alcool. Tuttavia, numerosi consumatori di kudzu hanno ottenuto risultati molto convincenti. 

A tal punto che il kudzu ormai è preso in considerazione

in tutti i tipi di dipendenza: alcool, tabacco, droghe, medicine, caffè, cioccolato, lavoro, sport.

 

Gli isoflavoni contenuti nel kudzu :

 

  • permettono di alleviare la dipendenza.
    - Intervengono nel sistema della ricompensa.
    - Stimolano la produzione di dopamina al posto 
  •       della vostra   “droga„ favorita.

Siete allora più rilassati, e la vostra attenzione si devia dell'oggetto della vostra dipendenza. Non considerate più la necessità di prendere un altro bicchiere di vino o alcol, un'altra sigaretta o un ennesimo quadratino di cioccolato o un dolce.

Il kudzu riesce a compensare il piacere che vi procura la vostra “droga„ abituale e permette di ridurre la vostra dipendenza.

Tutto questo senza che il kudzu sia a sua volta un oggetto di dipendenza. Inoltre, numerose prove cliniche hanno confermato la sua innocuità.

Leggi tutto...

PER VIVERE BENE: IL CUORE

PER VIVERE BENE OCCORRE COSTRUIRE UNO STILE DI VITA SANO

 

                                   

La prima cosa che occorre fare per conoscere come avere uno stile di vita sano

è quella di verificare se il nostro cuore è in buone condizioni.

La vita caotica di oggi, influenza profondamente uno dei nostri

organi più importanti dell’ organismo: IL CUORE.

E’ quindi indispensabile effettuare periodicamente anche in età giovanile se il nostro cuore

potrà avere nel tempo alcune imperfezioni, che non dimentichiamo possono essere anche ereditarie.

Se nella vostra famiglia vi sono stati casi di malati di cuore, è maggiormente opportuno effettuare

dei controlli periodici, ad iniziare da un esame semplice ed indolore che è l’elettrocardiogramma (ecg).

Un medico cardiologo può immediatamente rilevare, dalla sua lettura, se il nostro cuore è in perfette 

condizioni, oppure occorre controllarlo periodicamente per evitare che nel tempo si possano verificare delle malattie cardiache.

Un altro dato, che deve sempre essere controllato, dopo i 40 anni, è quello di fare l’esame del nostro

colesterolo (buono e cattivo), perché se questo dato è in eccesso, può provocare un restringimento

delle nostre arterie che riforniscono il cuore di sangue ossigenato.

 

UN CUORE SANO CI MANTIENE IN VITA 

PIU’ A LUNGO  SENZA PROBLEMI.

 

Anche se non si fa sentire, la malattia delle nostre arterie coronarie può essere progressiva e tutto questo può comportare una modifica del nostro stile di vita.

Se  il nostro cardiologo riscontra dei problemi di circolazione, occorre per prima cosa comprendere com’ è la situazione attuale del nostro cuore,

proprio per evitare il rischio di peggioramenti, quindi mai sottovalutare il problema.

Vi sono alcune semplici regole, che ognuno di noi dovrebbe adottare per evitare che il nostro organismo possa ammalarsi di cuore.

 

  1. mangiare senza alcuna limitazione e senza controllare periodicamente analogamente il nostro colesterolo,
  2. mangiare spesso cibi molto ricchi di grassi saturi, come quelli contenuti nel latte intero, oppure nella carne grassa, evitare anche l’uso di troppo sale,
  3. essere sovrappeso, anche di pochi chili,
  4. fumare o  bere troppi alcolici, oppure sostanze dopanti,
  5. avere la pressione alta, soprattutto la minima, che mai deve superare i 90 m
  6. evitare lo stress, con la conseguenza di diventare ipertesi

 

Se invece non si seguono queste semplici regole è molto più facile arrivare ad avere una malattia delle nostre arterie coronarie.

Queste arterie, quando sono normali, sono simili a tubi puliti ed aventi le loro pareti lisce, ma quando invece queste vengono danneggiate da fattori di rischio,

quali il fumo e l’ipertensione, allora le sostanze presenti nel sangue possono accumularsi nella zona danneggiata, favorendo  l’ aterosclerosi

( considerata dai cardiologi come una ostruzione lieve) oppure arrivare ad avere l’angina ( costituita da forti dolori al petto dovuti a delle ostruzioni

parziali del percorso del sangue ossigenato verso il cuore) sino ad arrivare ad un grave  problema che può portare anche alla morte immediata ( infarto).

 

LA GUARIGIONE 

DEL CUORE MALATO INIZIA 

DA CHI SOFFRE DI QUESTA MALATTIA.

 

Per cercare di vivere meglio ed in serenità, occorre soprattutto che il malato ritrovi fiducia in se stesso e poco per volta, se è stato colpito da questa malattia,

possa presto ritornare a lavorare come faceva prima, cercando anche di farsi aiutare dalla sua famiglia, magari svolgendo qualche piccola attività sportiva.

Ma è soprattutto necessario accettare interiormente la condizione nuova nella quale si continua a vivere,  acquistando soprattutto una maggiore sicurezza di se stessi. 

Tra i tanti metodi si consiglia  il rilassamento soprattutto dei muscoli del nostro corpo ed imparare a respirare in modo profondo (yoga).

                                                                                                           R.G.Bijno

Leggi tutto...

MANGIARE IL POLLO CONCILIA IL SONNO

Il pollo per combattere i disturbi del sonno

I CONSIGLI DEL DR.MARCO BARONI

Il pollo rientra perfettamente in quello schema di alimentazione sano ed equilibrato che prevede,

soprattutto per il pasto serale, cibi facilmente digeribili, che non richiedono un eccessivo impegno da parte dell'apparato digerente.

La carne bianca può essere quindi un rimedio in più per combattere i disturbi del sonno,

che colpiscono circa 12 milioni di italiani, soprattutto donne anche se, per entrambi i sessi,

si evidenzia un trend crescente in relazione all'aumento dell'età. 

Le cause più comuni sono legate allo stress, all'ansia e alle cattive abitudini alimentari.

 

Come cucinare la carne bianca

 

Il pollo quindi, ma anche il tacchino, è tra i cibi migliori per favorire il sonno.

È un alimento leggero che favorisce la sintesi della serotonina e della melatonina,

gli ormoni dell'addormentamento. 

Meglio se cucinato in modo semplice, solo con olio extravergine,

ma si possono usare anche spezie o erbe odorose come basilico, rosmarino e zafferano.

È meglio evitare invece spezie piccanti o eccitanti come pepe, peperoncino o paprika

perché possono provocare un'eccessiva secrezione gastrica e favorire i risvegli notturni.

 

CARATTERISTICHE DELLA CARNE DI POLLO

 

I plus nutrizionali delle carni avicole

 

Eccellente fonte di proteine animali, con un contenuto proteico per 100 grammi di parte edibile che va dai 17 grammi dell’ala con pelle ai 23 del petto,

dalla loro pollo e tacchino hanno anche una considerevole composizione in amminoacidi in grado di fornire un elevato apporto di lisina, istidina e arginina,

oltre che di aminoacidi ramificati (valina, leucina e isoleucina). 

Il tutto a fronte di un contenuto in collagene particolarmente ridotto che, insieme al minor calibro delle fibre muscolari, tipico di queste carni,

le rende particolarmente digeribili e adatte all’alimentazione sia di soggetti sani, sia di chi è affetto da patologie.

 •il ridotto contenuto in grassi (da 1 a 6 grammi per 100 grammi di prodotto, a seconda delle parti utilizzate) e in colesterolo (50-60 mg/100 g), nettamente più basso rispetto ad altre fonti proteiche animali;

•il buon contenuto in acido oleico, monoinsaturo, un elemento al quale la comunità scientifica attribuisce notevole importanza nel ridurre l’impatto negativo sulla salute del colesterolo e dei lipidi in genere;

•il rapporto fra acidi grassi insaturi (“buoni” per la salute) e saturi (“cattivi”) di 0,92 per il petto di pollo, molto vicino a quello raccomandato (intorno a 1) per una dieta ottimale;

•il moderato valore energetico: 100 kcal per 100 grammi di petto di pollo, 104 kcal per 100 grammi di fesa di tacchino, 125 kcal per 100 grammi di coscia di pollo con pelle.

•il buon contenuto di vitamine e di minerali: zinco, rame e ferro, simile a quello riscontrabile in altri tipi di carni.

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS