TROPPO SALE FA MALE

Il sale è diventato da secoli una minaccia mortale a causa degli abusi consumati nelle forme evidenti o più nascoste.

 

Di questi rischi e di come aggirarli per vivere meglio parla il gastroenterologo Riccardo Paloscia,

insieme alle linee guida dell’ Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione.

Il sale in eccesso è in agguato dappertutto: patatine, insaccati, formaggi stagionati, cibi in scatola, acque minerali, merendine, prodotti confezionati, dolciumi. 

Ma anche nei menù troppo saporiti di ristoranti, mense, bar.

 

Un esempio per tutti: “i giovani divoratori di patatine e snack ne assumono anche 20 grammi al giorno”, contro una media di circa 10 grammi.

Abbattere la quantità giornaliera portandola sotto i 6 grammi farebbe risparmiare decine di migliaia di vite umane ogni anno.

La ricetta suggerita da Paloscia è una “controcucina fatta di olio crudo, profumi, poco sale e spezie capaci di esaltare il sapore di un cibo in modo intelligente”.

Sostituire i cibi conservati o lavorati con alimenti freschi, aumentare ogni giorno la quantità di frutta e verdura, ridurre il pane troppo salato, consumare occasionalmente formaggi “invecchiati”

e salumi, utilizzare erbe aromatiche e condimenti come limone e aceto per dare sapore.

Riccardo Paloscia, dopo oltre 30 anni di lavoro all’ ospedale San Camillo di Roma, ha continuato ad occuparsi di patologie dell’ invecchiamento – cardiovascolari e neuro-degenerative –

in strutture residenziali per la terza età.

“Dopo lunghi periodi di riduzione dei grassi saturi e del sale – ha spiegato – si sono verificate significative diminuzioni di

complicanze e prolungamenti dei periodi di sopravvivenza di molti ospiti”.

Fonte: Ansa

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CONSIGLI AL RISTORANTE

I CONSIGLI DI MOVIMENTO SALUTE

QUANDO SI VA AL RISTORANTE

oppure si rimane a mangiare in casa

 

Non vogliamo certamente scoprire l'acqua calda nel consigliarvi di scegliere il  ristorante, quando mangiate fuori casa.

Ognuno di noi ha le sue preferenze in base soprattutto alle sue rendite, ai suoi gusti alimentari ed ai luoghi

da frequentare ed è quindi inutile dare dei consigli su dove andare a mangiare.

Ma vi sono alcune regole che, se vogliamo rimanere in buona salute, dobbiamo cercare di rispettare.

  Ed ecco, che cosa la nostra onlus vi consiglia, sentiti i pareri di molti nutrizionisti:

 

  La prima regola è quella delle porzioni da mangiare, soprattutto quando andiamo in ristoranti, che hanno la bella abitudine

( giusta per moltissime persone) d' offrire ai loro clienti delle porzioni giganti.

Occorre quindi saggezza ed anche se non è carino lasciare degli avanzi nei piatti, dobbiamo mangiare senza strafare,

sino a non sentirci  troppo sazi.

La seconda regola, anch'essa importante è quella di rendersi sempre conto del nostro senso di sazietà, cercando

in tutti i modi di ascoltarlo evitando gli eccessi.

Siate certi che in questo modo, quando sarete a casa, non avrete bisogno di saltare il pasto successivo

e non sara' necessario usare bisogno dei digestivi.

 

Sempre in tema di consigli su quello che mangiamo, desideriamo darvi anche questi consigli, quando mangiate in casa:

 

a) Usate il peso per conoscere esattamente la quantità di cibo che cucinate ( soprattutto carne, pesce e pasta)

b) Consigliamo anche di preparare un piccolo schema dei prodotti da consumarsi nella settimana.

E' questo un ottimo metodo sia per differenziare i cibi che mangiamo, sia per riuscire a nutrirci con tutte le varie vitamine,

c) infine ricordarsi sempre di non tralasciare di fare una ricca colazione al mattino quando vi alzate da letto.

                                                          Roberto Guido Bijno

 

 

 

 

 

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CAMMINARE FA BENE

“Anziani e cuore sano, attività fisica batte dieta”, vero o falso?

prof.ssa Daniela Lucini

 

Per mantenere il cuore sano, molte persone credono che prima di curare l’alimentazione e la dieta sia necessario fare attività fisica,

cioè mantenersi attivi. Vero o falso? 

Risponde la professoressa Daniela Lucini, Responsabile della Sezione di Medicina

dell’Esercizio e Patologie funzionali di Humanitas.

 

 

Vero

Senza dubbio ridurre la sedentarietà, cioè intraprendere un’attività fisica che mantenga attive le persone anziane è il primo passo quando si parla di salute cardiovascolare – spiega l’esperta. – 

Questo però non è sufficiente se è necessario anche perdere peso, perché non basta uscire di casa per una passeggiata ogni giorno, andare a fare la spesa a piedi o fare un piano di scale per perdere peso.

Infatti, se l’obiettivo è ridurre il rischio di patologie cardiovascolari, ma non si è sovrappeso, iniziare a cambiare il proprio stile di vita per uno più attivo è una raccomandazione importante,

scegliendo qualunque attività fisica purché ci si muova; se invece l’obiettivo clinico, oltre alla salute del cuore, è anche perdere peso, allora “muoversi” non è più sufficiente. 

Capita spesso infatti che le persone si sentano giustificate a mangiare di più perché hanno iniziato a muoversi di più, anche se si tratta solo di una passeggiata al parco;

per questo motivo, per perdere peso, è importante seguire un programma stabilito con il proprio medico che associ attività fisica alla dieta,

valutate entrambe in base alle condizioni di salute di partenza della persona.”

MOVIMENTOSALUTE si associa a quanto proposto dalla dr.ssa Lucini. Anche se per le persone anziane è sempre più difficile

  e costituisce un sacrificio uscire di casa e fare lunghe passeggiate, se si vuole vivere a lungo, ma soprattutto bene, allontanando i malanni della vecchiaia,

questo metodo è importante, anche per cercare di dialogare con le persone che s’incontrano o si vedono sulle panchine dei viali alberati.

Stare troppo ore in casa davanti alla televisione è deleterio per il nostro organismo

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POTASSO ALTO O BASSO

POTASSIO ALTO O BASSO: SINTOMI, VALORI DI RIFERIMENTO, RIMEDI

da cure naturali.it di Monia Farina

 

 

Il potassio (simbolo K) è uno dei più importanti minerali presenti nel nostro corpo; alterazioni

della sua quantità nel sangue possono causare conseguenze anche gravi, in quanto è fondamentale

per il corretto funzionamento delle cellule nervose e muscolari, in particolare del cuore.

È ingerito attraverso gli alimenti ed eliminato soprattutto attraverso l’urina. I livelli ematici

(ovvero la concentrazione nel sangue) sono strettamente correlati a quelli del sodio,

se la concentrazione del sodio diminuisce, quella del potassio sale: quindi attenzione,

serve al nostro corpo un bilancio corretto di tutti i minerali, nessuno deve essere in eccesso o in carenza.

 

Potassio alto: sintomi, valori di riferimento, rimedi

 

I sintomi di una iperkaliemia, ovvero del potassio alto, in alcuni casi non sono manifesti, oppure sono molteplici, alcuni anche gravi, e comprendono:

> Confusione mentale;

> intorpidimento e formicolio a mani e piedi;

> respirazione difficile;

> difficoltà nei movimenti (paralisi flaccida);

> rallentamento del battito cardiaco;

> arresto cardiaco.

I valori di riferimento per il potassio alto sono valori superiori a 5.2 mmol/l (o mEq/l).

Infatti i valori di riferimento per il potassio nel sangue sono compresi tra 3.6 e 5.2 mmol/l (o mEq/l), con un’avvertenza:

i valori di riferimento per le vostre analisi saranno strettamente dipendenti dal laboratorio in cui vengono effettuate.

Pertanto fate sempre attenzione ai valori di riferimento presenti sul vostro referto.

Il primo rimedio per un valore di potassio alto è risalire alla sua causa, che potrebbe essere una pregressa malattia quale: insufficienza renale, emolisi, trauma, malattia di Addison, acidosi metabolica, malnutrizione.

 

In caso si sia già identificata la causa, ecco i principali rimedi naturali per il potassio alto:In caso di valori eccessivi di potassio alto

e di sintomi gravi o insufficienza renale, i rimedi saranno farmacologici: somministrazione di insulina e glucosio che fanno riassorbire il potassio circolante dalle cellule: per proteggere il cuore si somministra anche il calcio per endovena.

In situazioni di emergenza può rendersi necessario il ricorso alla dialisi.

 

 

Potassio basso: sintomi, valori di riferimento, rimedi

 

In caso invece della situazione opposta, in cui i valori del potassio siano bassi, i sintomi possono essere:

> Debolezza muscolare e paralisi in alcuni casi;

> irritabilità;

> sintomi cardiaci: tachiacrdia, aritmie, arresto cardiaco;

> aumento della diuresi;

> aumento della frequenza del respiro;

> stipsi;

> riduzione dell’appetito.

I valori di riferimento per il potassio basso sono valori inferiori a 3,6 mmol/l (o mEq/l).

Infatti i valori di riferimento per il potassio nel sangue sono compresi tra 3,6 e 5,2 mmol/l (o mEq/l), con un’avvertenza:

i valori di riferimento per le vostre analisi saranno strettamente dipendenti dal laboratorio in cui vengono effettuate

Il primo rimedio in una situazione di potassio basso è la definizione e risoluzione delle sue cause,

che possono essere molteplici, per esempio: vomito, diarrea, alcolismo, carenza di acido folico, eccesso di lassativi o di diuretici, sindrome di Cushing, ustioni, febbre, sudorazione eccessiva.

In caso di potassio basso, salvo altre cause, come abbiamo visto, i rimedi più comuni sono legati all’alimentazione.

 

MOVIMENTOSALUTE  onlus si adopera da sempre per consigliare ai lettori un controllo costante delle analisi del sangue,

soprattutto anche i valori del Potassio, un elemento chimico, poco conosciuto dai non addetti ai lavori , ma che può arrecare molti danni all’organismo. 

Sopratutto i cardiopatici che devono prendere dei diuretici, sono i più soggetti ad avere nel sangue, una minore quantità di Potassio

ed è per questo motivo che i cardiologi prescrivono quasi sempre l’acquisizione di pillole contenenti questo minerale.

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LA MEDITAZIONE

Meditazione, i benefici per mente e corpo

da paginemediche.it

 

I benefici della meditazione sono innumerevoli: riduce stress, rabbia e paura,

allevia i sintomi di ansia e depressione, aiuta chi fatica a trovare la giusta concentrazione,

a maggior ragione in una vita frenetica come quella attuale. 

 

MOVIMENTOSALUTE onlus, ha tra i membri del suo Comitato Scientifico, un medico particolarmente esperto di tecniche di meditazione.

Si tratta del dr. Luigi Torchio di Torino, già più volte presente sulla nostra testata 

“ BENESSERE CREATIVO” organo di stampa della nostra Associazione ed il suo curriculum

lo potete trovare tra le pagine del  nostro sito: www.movimentosalute.it

 

Perché fare meditazione?

 

Riuscire a concentrare l’attenzione su se stessi e sul proprio respiro – abbandonandosi a percezioni, sensazioni, pensieri ed emozioni,

isolandosi dall’ambiente esterno per toccare un livello di maggiore cognizione e di calma interiore – aiuta a rivolgere l’attenzione al momento presente, al vivere “qui” ed “ora”.

Dopo aver indossato abiti comodi, per praticare la meditazione è fondamentale la scelta di un posto tranquillo dove potersi concentrare senza interruzioni né distrazioni. 

Buona norma è stabilire, prima di iniziare, quello che sarà il tempo da dedicare alla meditazione: gli esperti suggeriscono due sessioni quotidiane da venti minuti, ma è possibile cominciare con una seduta quotidiana da cinque minuti.

Molto importante, inoltre, è la posizione che si assume durante gli esercizi, un aspetto che precede una fase essenziale:

quella dello stretching prima della meditazione. Meditare fa bene, e l’età non deve essere un limite. 

 

Ecco una serie di benefici della meditazione.

Rimedio naturale per ansia e depressione: la pratica costante della meditazione è uno dei migliori rimedi naturali per combattere ansia e depressione. Inoltre aiuta a diminuire la percezione personale di stress.

• Migliorare concentrazione e memoria: merito delle tecniche di rilassamento, ma le tecniche di meditazione favoriscono anche l’empatia nei confronti delle persone, promuovendo sentimenti migliori e comportamenti virtuosi.

• Conoscersi meglio: conoscere meglio il proprio “io” e, a livello pratico i propri limiti, valutando a fondo pregi e difetti, è uno degli obiettivi di questa pratica per recuperare un sano equilibrio interiore.

• Ridurre il dolore fisico: la pratica della meditazione può assumere un ruolo importante nella riduzione del dolore correlato alle malattie oncologiche e nel contenimento degli effetti collaterali della chemioterapia.

• Aumentare la produttività: attraverso la meditazione è possibile abituare il cervello a raggiungere la più alta concentrazione in ogni momento, partendo dalle situazioni che la richiedono maggiormente (come l’ambito scolastico oppure quello professionale).

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KEFIR

IL KEFIR



Secondo la leggenda, Maometto avrebbe donato i primi grani di kefir agli avi dei montanari del Caucaso, che per questa ragione lo chiamarono “miglio del profeta”.

In realtà è difficile stabilire in che modo si sia ottenuta la miscela di microorganismi che compone i granuli di kefir.

L'uso di consumare latte fermentato è estremamente antico, ve ne sono testimonianze nel Libro della Genesi, ma non risultano fonti che parlino esplicitamente del kefir.

Una testimonianza di una bevanda simile si ha nel Il Milione di Marco Polo che afferma di aver incontrato durante il suo viaggio verso la Cina popolazioni caucasiche che consumavano Chemmisi,

una bevanda originata dalla fermentazione di latte di giumenta, dal leggero tasso alcolico.

Recenti studi hanno dimostrato che è possibile ottenere i kefiran (grani di kefir) inoculando con la flora batterica dello stomaco di capra il latte

contenuto in un otre di cuoio e sostituendo giornalmente metà del latte con latte fresco; dopo una decina di settimane si sono formati granuli di kefir.

Il kefir veniva preparato con il latte di vaccapecora o capra. Tradizionalmente si metteva in otri di pelle e lo si rimpiazzava con latte fresco per cui

la fermentazione avveniva continuamente.

Secondo la tradizione il kefir si usa per curare le enteriti e, a volte, la tubercolosi.

In epoca moderna fu il Premio Nobel per la medicina Il'ja Il'ič Mečnikov ad interessarsi al kefir e a studiarne i ceppi batterici,

convinto che fosse uno dei motivi della longevità delle popolazioni caucasiche grazie alla presenza di acido lattico che terrebbe a bada la proliferazione batterica nell'intestino.

Preparazione

La preparazione del kefir necessita dell'inoculazione del latte con i fermenti omonimi, un'associazione di batteri e di lieviti residenti in strutture costituite da un polisaccaride,

il kefiran, prodotto dai batteri stessi. I microorganismi si moltiplicheranno nel latte portando a compimento il processo fermentativo.

Nella fermentazione intervengono diverse specie di lieviti e di fermenti lattici. Si tratta di una fermentazione prevalentemente lattica, ma in parte anche alcolica

 (presenza di lieviti che trasformano lo zucchero in alcool e in anidride carbonica).

Nella preparazione domestica tradizionale i granuli vengono recuperati e riutilizzati per le successive fermentazioni.

Si aggiungono i fermenti al latte (deve essere freddo o a temperatura ambiente, comunque non eccessivamente caldo) e si lascia fermentare da 24 a 48 ore a circa 20 °C

mescolandolo di tanto in tanto (Si può usare il latte fresco pastorizzato o il latte a lunga conservazione). Il kefir ottenuto nella produzione domestica

può avere una leggera gradazione alcolica (fino ad 1 grado) mentre alcuni prodotti industriali non presentano questa caratteristica grazie a specifici metodi produttivi.

Se non viene consumato subito, il kefir deve essere messo in frigorifero, dove si conserva senza problemi per oltre una settimana: nel caso si lasci

fermentare oltre diventa troppo acido e prende un gusto piccante.

Benefici per la salute

Il Kefir manifesta numerose qualità grazie all'attività dei batteri probiotici:

  • Contribuisce a promuovere la formazione di anticorpi.

  • Riequilibra il microbiota intestinale.

     

Ingredienti per un'altra preparazione



  • 50g di granuli di Kefir di latte (due cucchiai circa);

  • ½ lt di latte a piacere a temperatura ambiente;

Preparazione

  1. Mettete i granuli di Kefir in un contenitore di vetro con coperchio;

  2. Versate il latte (il contenitore non deve essere eccessivamente pieno);

  3. Chiudete il recipiente;

  4. Riponete il recipiente in un luogo a temperatura ambiente (in estate meglio riporre il contenitore in frigorifero);

  5. Aspettate 48 ore finché il latte non si è cagliato (durante le 48 ore mescolate ogni tanto). Il Kefir non deve cagliare eccessivamente,

  6. ma rimanere abbastanza liquido per evitare che diventi troppo acido;

  7. Filtrate il Kefir in maniera da separare i granuli dal latte fermentato;

Il vostro benefico Kefir sarà pronto quando avrà una consistenza densa ed i granuli saranno aumentati di volume.

Kefir di latte, conservazione

Il kefir auto prodotto si mantiene in frigo per circa 1 settimana, con il passare del tempo infatti la fermentazione continua

e il gusto diventa sempre più acido. Quelli che si acquistano già pronti hanno la data di scadenza impressa sulla confezione e ad essa bisogna far riferimento in maniera precisa.

 

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SINDROME METABOLICA

Le definizioni della Sindrome Metabolica

 

 

La definizione più conosciuta ed applicata nella pratica clinica è quella del National Cholesterol Education Program Adult Treatment Panel (ATP) III del 2008.                       

Essa fa riferimento principalmente a questi disturbi:

obesità addominale, ipertensione, ipetrigliceridemia, basso colesterolo HDL e glicemia >110 mg/dl (includendo anche il diabete). 

 

Nel 2005 è intervenuta l’International Diabetes Federation (IDF) con una propria definizione. Essa si caratterizza per porre l’obesità viscerale come elemento essenziale a cui si debbono aggiungere altri due criteri tra quelli abituali (ipetrigliceridemia, basso colesterolo HDL, ipertensione, iperglicemia, compreso il diabete). 

Circa 1 mese dopo la pubblicazione dei criteri dell’IDF, l’American Heart Association ed il National Heart, Lung and Blood Institute hanno pubblicato uno statement sulla SM, che ha allargato i criteri dell’ATP III, portando il livello diagnostico della glicemia da 110 a 100 mg/dl, ed ha introdotto il concetto che è sufficiente la presenza di terapia per correggere l’ipertensione, l’ipetrigliceridemia, il basso colesterolo.

 

Movimentosalute onlus, vuole  principalmente solo  parlare alla gente comune e non ai medici, che conoscono perfettamente l’argomento. S’ipotizza necessario che il nostro lettore comprenda almeno l’origine di quella che viene chiamata dagli esperti “ LA SINDROME METABOLICA” e possa quindi meglio comprendere  come si possa  sviluppare e combattere.

 

IL CAMPANELLO D’ALLARME

 

Tutti sanno che con il passare degli anni l’aspetto di una persona cambia, senza che il soggetto quasi  se ne accorga e se lo fa, considera  questi cambiamenti solo l’inevitabile segnale degli anni che passano.

Le persone in genere, dopo i sessant’anni non fanno molta attenzione se ingrassano e se compaiono sui loro corpi dei cuscinetti a livello della vita. Invece questi segnali, che il nostro corpo ci manda, è  un campanello d’allarme importante per comprendere se la nostra salute può essere a rischio.

Queste trasformazioni del nostro corpo possono rilevare un possibile rischio d’incorrere in  due gravi malattie che sono principalmente:

      L’ INFARTO ED l’ICTUS

 

                         COME SI SVILUPPA LA SINDROME METABOLICA

 

Uno dei motivi principali di questi cambiamenti del nostro corpo è dovuto alla sedentarietà,

soprattutto quando andiamo in pensione e ci rilassiamo per molte ore al giorno sulla nostra poltrona preferita o davanti alla televisione.

Diventare sedentari è il principale motivo dei cambiamenti del nostro organismo, dovuti anche alla presenza di alti livelli di zuccheri

nel sangue che possono causare successivamente il diabete, l’ictus e l’infarto.

Un altro motivo di questi cambiamenti è l’alimentazione sbagliata, dovuta anche ad un eccessivo apporto di calorie, che non sono più necessarie al nostro corpo. 

L’individuo deve comprendere che non può più ingerire tutto quello che mangiava prima, ad iniziare dai grassi, dal troppo sale e dai dolciumi.

Occorre puoi, oltre ad un controllo costante del proprio peso, verificare la propria pressione sanguigna:

ricordarsi sempre che quella minima non deve mai superare i 90 . La giusta pressione deve stare tra i 120 della massima ed i 79 della minima.

Se ingrassiamo troppo, oltre che aumentare la nostra circonferenza, possiamo provocare una serie di malattie,

tipiche della terza età, come il diabete, che aggrava tutti gli altri fattori di rischio cardiovascolare, predisponendo l’organismo al pericolo dell’infarto. 

I valori della glicemia devono stare:

tra 70 e 109 per le persone sane e normali

tra 110 e 125 per quelle che hanno la glicemia leggermente elevata, 

ma non ancora pericolosa,

mentre i valori superiori ai 126 mg/dl indicano la presenza di diabete tipo 2, che è il più pericoloso per il nostro organismo,

tanto da provocare  tutta una serie di problematiche che vedremo di trattare diffusamente  in un altro articolo.

 

                                                                  R.B.BIJNO

 

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Com'è fatto il nostro cuore

NOTIZIE UTILI PER COLORO CHE NON 

VOGLIONO AVERE PROBLEMI CARDIACI

 

         COM’E’ FATTO IL NOSTRO CUORE

 

  

 

La figura è molto esplicativa ed indica anche tutte le diramazioni alla quali il nostro cuore è collegato.

 

Il cuore è in pratica una pompa che nasce con noi e ci segue per tutta la vita. É stato calcolato che durante la vita media di una persona,

il cuore esegue oltre 3 miliardi di battiti: un lavoro inimmaginabile che il nostro corpo compie senza mai fermarsi, senza mai perdere un colpo,

una macchina perfetta, superiore certamente a qualsiasi motore che l’uomo sia mai riuscito a costruire.

Il nostro cuore pompa di media, oltre 8000 litri di sangue al giorno.

Questo significa anche che in un solo anno ne pompa oltre 3.000 tonnellate.

Il cuore è costituito da uno speciale tessuto muscolare chiamato il “miocardio” che è formato da quattro cavità che sono chiamate:

• atrio destro e atrio sinistro

• ventricolo destro e ventricolo sinistro

Il sangue che proviene, attraverso le vene entra nell’atrio destro e poi viene spin- to nei nostri polmoni per essere ossigenato.

Terminata questa operazione il sangue entra nell’atrio sinistro, passando nel ven- tricolo sinistro e poi successivamente in tutto il nostro corpo.

Le arterie che devono svolgere tutto questo enorme lavoro di “miscelazione” sono chiamate coronarie e sono tre.

 

La conseguenza di tutto questo processo di circolazione è ovvio:

 

“SE LE NOSTRE CORONARIE SONO IN PERFETTA SALUTE, SONO SCORREVOLI,

SENZA OSTRUZIONI NE PLACCHE, ANCHE IL NOSTRO CUORE E’ SANO

E NOI VIVIAMO UNA VITA SERENA.”

 

In tutto il mondo le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte e la quinta causa di malattia.

Quindi più pericolose del cancro, se si può fare una graduatoria di questo genere.

Contrariamente a quanto si possa pensare, le malattie cardiovascolari rappresenta- no oggi la principale causa di morte nelle donne e ogni anno muoiono per problemi cardiaci più donne che uomini. 

In realtà, fino all’età della menopausa la donna risulta protetta dalle malattie cardiache; dopo i 50 anni si assiste invece a un progressivo aumento dell’incidenza di tali malattie nella popolazione femminile.

Dai settanta anni in poi, però, la mortalità e la morbidità  (cioè il numero di malattie non fatali) cardio- vascolari nei due sessi tendono ad eguagliarsi.

In Italia

I valori di mortalità più alti si registrano nell’Italia del Nord, quelli più bassi nell’Italia del Centro e del Sud, con una differenza che era molto elevata agli inizi degli anni ‘70,

ma è andata riducendosi gradualmente, fino a minimizzarsi all’inizio degli anni ‘90. 

L’Istat nel 1994 ha effettuato una indagine particolareggiata sulle condizioni di salute della popolazione, valutando anche la diffusione delle malattie cardiovascolari (iper- tensione arteriosa, infarto del miocardio, angina pectoris, ecc.).

Le percentuali più elevate di persone con infarto del miocardio si hanno in Friuli-Venezia Giulia,Liguria e Umbria (tutte con 2,1%). 

La percentuale più bassa, invece, spetta alla Puglia (con 0,7%). Per quanto riguarda l’angina pectoris la percentuale più alta è stata registrata nelle Marche (1,8%), quella più bassa in Trentino, in Campania e in Basilicata (0,6%). 

Per tutti gli altri disturbi del cuore, la percentuale più alta si trova in Umbria (5,0%) e quella più bassa in Puglia (2,5%).

 

Le tendenze per il futuro

 

I numeri, quindi, parlano da soli: le malattie a carico dell’apparato cardio- vascolare hanno un forte impatto sociale. A parziale consolazione, comunque, va sottolineato che la situazione sta migliorando.

Secondo i dati Istat (Mortalità in Italia nel periodo 1970-1992. Evoluzione e Geografia). Il numero di decessi per queste malattie, infatti, è in costante diminuzione in entrambi i sessi già dal- la metà degli anni ‘70, con una riduzione complessiva di quasi il 50% per le don- ne (si è passati, infatti, da un tasso di 24.1 per diecimila abitanti nel 1970, ad un tasso di 13.2 nel 1992), mentre per gli uomini la riduzione è stata di oltre un terzo (passando da un tasso di 33.1 per diecimila abitanti, ad un tasso di 20.9). 

Però, se il numero dei decessi per malattie cardiache è in netta riduzione, aumentano invece i soggetti con complicazioni, per esempio post-infarto, che necessitano di continui controlli, cure e trattamenti. Infatti, l’intervento (anche se immediato ed efficace) nella maggior parte dei casi non elimina completamente il rischio di eventuali ricadute. 

Come ricorda Lars Ryden, presidente della ESC (Società Europea di Cardiologia), infatti, l’unico mezzo per contrastare effettivamente il problema è la prevenzione.

 

RICORDIAMO CHE MOVIMENTOSALUTE onlus ha tra i suoi obiettivi principali proprio la PREVENZIONE.

 

Articolo tratto dal libretto realizzato da Roberto Guido Bijno, nel gennaio 2008,

per conto della sua ex associazione di volontariato “AMICI DEL CUORE PIEMONTE” di cui era Presidente e fondatore.

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VESTITI PERICOLOSI

LA SALUTE MIGLIORA ANCHE 

CON I VESTITI CHE INDOSSIAMO

 

L’Associazione MOVIMENTO SALUTE onlus ha voluto intrapprendere una interessante ed utile iniziativa,

tendente a far conoscere meglio, soprattutto ai genitori di figli adolescenti e giovani,

sotto i 16 anni,  i tanti pericoli che si possono inconsapevolmente avere, quando s’indossano

degli abiti che  sono stati fabbricati con delle sostanze sintetiche artificiali.

Generalmente, soprattutto le madri sono molto attente nel controllare le etichette dei vestiti che acquistano per i loro figli, ma molte volte queste sono quasi incomprensibili,

sia per la piccolezza con le quali sono scritte, sia per i nomi sconosciuti che vengono riportati .

Sono questi dei nomi sempre molto difficili da comprendere, anche perché vengono riportati nelle etichette con dei nomi stranieri

Ad esempio vi sono delle sostanze sintetiche che hanno anche 20 nomi diversi e se una persona non ha una conoscenza approfondita della chimica,

difficilmente può riuscire a comprendere se il vestito che ha acquistato può dare problemi di salute.

 

Come riconoscere le scarpe ed

 i vestiti pericolosi per la salute

di Maria Gabriella Lanza

Molti capi di abbigliamento contengono sostanze chimiche a rischio. 

Ne fanno uso anche i grandi marchi. Solo in Italia l’8% delle patologie dermatologiche sono dovute al contatto con i vestiti. I

l progetto “Made in colours” mira ad inserire nell’etichetta un codice a barre, che certifichi gli agenti utilizzati nella colorazione.

Ogni azienda europea che produce o importa queste sostanze è tenuta ad effettuarne la registrazione presso l’Agenzia

europea delle sostanze chimiche. In questo modo si dovrebbe garantire al consumatore la sicurezza di non indossare capi contaminati. 

La realtà però è ben diversa. 

“Quando leggiamo sulle etichette “made in Italy” non abbiamo la certezza che il prodotto sia stato realizzato interamente nel nostro Paese. 

Una azienda può fabbricarlo in Cina, dove non ci sono controlli, e poi spedirlo in Italia per gli ultimi ritocchi”.

 

Le sostanze tossiche e i rischi per la salute. 

 

Sono centinaia le sostanze chimiche utilizzate nell’industria tessile per la colorazione, come spiega Chiara Campione, responsabile di Greenpeace:

“In questi anni abbiamo analizzato i vestiti e le scarpe delle maggiori aziende mondiali e abbiamo chiesto loro di eliminare

subito i composti più pericolosi come i nonilfenoli etossilati (Npe), gli ftalati e gli perfluoroclorurati”. 

I nonilfenoli etossilati, una volta rilasciati nell’ambiente, non si degradano facilmente, risalgono la catena alimentare

fino arrivare all’uomo e possono alterare il nostro sistema ormonale. 

In Europa il loro utilizzo è vietato per molti prodotti. Gli ftalati sono utilizzati nella pelle artificiale, nella gomma e in alcuni coloranti.

Essi sono stati messi al bando già dal i 2015 nell’Ue, ma non vi assoluta certezza

che ancora oggi vi siano in vendita capi di vestiario contenuti queste sostanze.

 I composti chimici perfluoroclorurati hanno effetti sul fegato e possono influire sui livelli di crescita e sulla riproduzione ormonale.

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PER VIVERE BENE: IL CUORE

PER VIVERE BENE OCCORRE COSTRUIRE UNO STILE DI VITA SANO

 

                                   

La prima cosa che occorre fare per conoscere come avere uno stile di vita sano

è quella di verificare se il nostro cuore è in buone condizioni.

La vita caotica di oggi, influenza profondamente uno dei nostri

organi più importanti dell’ organismo: IL CUORE.

E’ quindi indispensabile effettuare periodicamente anche in età giovanile se il nostro cuore

potrà avere nel tempo alcune imperfezioni, che non dimentichiamo possono essere anche ereditarie.

Se nella vostra famiglia vi sono stati casi di malati di cuore, è maggiormente opportuno effettuare

dei controlli periodici, ad iniziare da un esame semplice ed indolore che è l’elettrocardiogramma (ecg).

Un medico cardiologo può immediatamente rilevare, dalla sua lettura, se il nostro cuore è in perfette 

condizioni, oppure occorre controllarlo periodicamente per evitare che nel tempo si possano verificare delle malattie cardiache.

Un altro dato, che deve sempre essere controllato, dopo i 40 anni, è quello di fare l’esame del nostro

colesterolo (buono e cattivo), perché se questo dato è in eccesso, può provocare un restringimento

delle nostre arterie che riforniscono il cuore di sangue ossigenato.

 

UN CUORE SANO CI MANTIENE IN VITA 

PIU’ A LUNGO  SENZA PROBLEMI.

 

Anche se non si fa sentire, la malattia delle nostre arterie coronarie può essere progressiva e tutto questo può comportare una modifica del nostro stile di vita.

Se  il nostro cardiologo riscontra dei problemi di circolazione, occorre per prima cosa comprendere com’ è la situazione attuale del nostro cuore,

proprio per evitare il rischio di peggioramenti, quindi mai sottovalutare il problema.

Vi sono alcune semplici regole, che ognuno di noi dovrebbe adottare per evitare che il nostro organismo possa ammalarsi di cuore.

 

  1. mangiare senza alcuna limitazione e senza controllare periodicamente analogamente il nostro colesterolo,
  2. mangiare spesso cibi molto ricchi di grassi saturi, come quelli contenuti nel latte intero, oppure nella carne grassa, evitare anche l’uso di troppo sale,
  3. essere sovrappeso, anche di pochi chili,
  4. fumare o  bere troppi alcolici, oppure sostanze dopanti,
  5. avere la pressione alta, soprattutto la minima, che mai deve superare i 90 m
  6. evitare lo stress, con la conseguenza di diventare ipertesi

 

Se invece non si seguono queste semplici regole è molto più facile arrivare ad avere una malattia delle nostre arterie coronarie.

Queste arterie, quando sono normali, sono simili a tubi puliti ed aventi le loro pareti lisce, ma quando invece queste vengono danneggiate da fattori di rischio,

quali il fumo e l’ipertensione, allora le sostanze presenti nel sangue possono accumularsi nella zona danneggiata, favorendo  l’ aterosclerosi

( considerata dai cardiologi come una ostruzione lieve) oppure arrivare ad avere l’angina ( costituita da forti dolori al petto dovuti a delle ostruzioni

parziali del percorso del sangue ossigenato verso il cuore) sino ad arrivare ad un grave  problema che può portare anche alla morte immediata ( infarto).

 

LA GUARIGIONE 

DEL CUORE MALATO INIZIA 

DA CHI SOFFRE DI QUESTA MALATTIA.

 

Per cercare di vivere meglio ed in serenità, occorre soprattutto che il malato ritrovi fiducia in se stesso e poco per volta, se è stato colpito da questa malattia,

possa presto ritornare a lavorare come faceva prima, cercando anche di farsi aiutare dalla sua famiglia, magari svolgendo qualche piccola attività sportiva.

Ma è soprattutto necessario accettare interiormente la condizione nuova nella quale si continua a vivere,  acquistando soprattutto una maggiore sicurezza di se stessi. 

Tra i tanti metodi si consiglia  il rilassamento soprattutto dei muscoli del nostro corpo ed imparare a respirare in modo profondo (yoga).

                                                                                                           R.G.Bijno

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TEST GENETICO- DNA-

E’ utile fare il test genetico?(dna)

 

Un test genetico è un esame del DNA, eseguito analizzando un semplice campione di saliva,

che ricerca la presenza di alcune varianti nei tuoi  geni responsabili del tuo stato di salute.

Il test genetico non è funzionale a una diagnosi, né a una prognosi della malattia. 

 

L’obiettivo è solo quello d’ individuare dei fattori di predisposizione ad una serie di malattie. 

 

Per esempio, quando abbiamo il colesterolo o l’omocisteina alti non abbiamo solo un indice di rischio maggiore di sviluppare malattie cardio – circolatorie ma, purtroppo, abbiamo già in atto uno squilibrio metabolico per il quale bisogna ricorrere a delle vere e proprie terapie. 

 

Sapere invece, che abbiamo una predisposizione, scritta nel nostro DNA significa cercare di conservare il proprio benessere,

semplicemente assumendo gli integratori giusti e correggendo il proprio stile di vita in modo mirato.

Ma questi esami ne possono  nascondere in realtà altri, con finalità diverse. Un esempio è quello del gene della fibrosi cistica,

che viene ricercato nei bambini appena nati con familiarità e che presentano alcuni sintomi sospetti. 

Altri geni, come alcuni di quelli che provocano il cancro del colon familiare (gene della poliposi adenomatosa familiare),

 

non indicano la malattia, ma una probabilità di ammalarsi che, con l'avanzare dell'età, arriva quasi al 90%. 

Non si ha però alcuna certezza di diagnosi, ma solo una eventuale possibilità di malattia.

Sapere di essere portatori di queste mutazioni nel DNA è però importante perché le misure di prevenzione (ricorso frequente alla colonscopia e asportazione dei polipi e di altre lesioni precancerose)

sono efficaci nella maggioranza dei casi. Se invece si vanno a cercare geni che indicano un rischio di ammalarsi di tumore più basso

(come per esempio i geni BRCA1 e BRCA2 del cancro del seno o dell'ovaio - che indicano un rischio compreso tra il 50% e l'80% -

o il gene Ret del carcinoma della tiroide), saperlo è molto utile perché dà l'indicazione di aumentare la frequenza dei controlli,

cominciare in giovane età, adottare stili di vita sani ma solo l'asportazione preventiva dell'organo (mammelle, ovaie o tiroide)

potrebbe, spesso a caro prezzo, fornire una ragionevole sicurezza di evitare il cancro.

"Quando le percentuali sono ancora più basse o il gene esaminato è coinvolto in diversi tipi di tumori,

l'utilità è ancora minore" spiega Pierotti. 

 

                                   MA QUALI RISCHI  SI CORRONO?

 

Esiste il problema della esatta  interpretazione del referto, specie se non è un genetista a presentarlo al paziente. 

"Non tutti hanno dimestichezza con la statistica, e invece qualche nozione è fondamentale per comprendere la reale portata delle informazioni che si ricevono. Per esempio, avere un rischio aumentato del 30% di sviluppare un tumore ha un significato diverso se la malattia è molto frequente o se, invece, è relativamente rara.

Il 30% in più di un numero piccolo significa una aumento limitato in termini assoluti, ma consistente se la malattia è molto diffusa" spiega Boniolo. 

La bioetica deve tenere conto anche degli aspetti psicologici: "Ha senso fare uno studio genetico se possiamo proporre al paziente qualcosa per limitare il danno, altrimenti è una questione da valutare con attenzione" continua Boniolo.

 

LA VERITA’ COME AL SOLITO STA NEL MEZZO.

 

Secondo “Movimentosalute onlus” una analisi di questo tipo, effettuata per persone di età compresa tra i 40 anni ed i 50

è sempre utile per conoscere se il nostro organismo possiede dei geni che potrebbero nel tempo  portare ad avere delle malattie gravi.

Ma queste analisi vanno prese, anche se non siamo medici, solo come una possibilità ed è invece sempre bene, prima di farle,

rivolgersi al proprio medico di fiducia per avere un suo parere professionale su questi controlli.

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LE PROPRIETA' DELL'ALOE

Aloe vera: origini, usi e proprietà

da pagine mediche.it

 

Depura l’intero organismo dalle tossine nocive, restituendo una pelle fresca,

prevenendo l’invecchiamento e fornendo una sferzata di energia.

Il riferimento è all’Aloe vera, la pianta dalle cui foglie si spremono succhi e gel - 

particolarmente apprezzati dagli appassionati della medicina naturale - presenti in tutte le erboristerie. 

 

Una tradizione antica che si rinnova

 

Nota da millenni per le sue proprietà terapeutiche, l’aloe è una pianta grassa originaria dell’Africa centrale, ma l’habitat nel quale cresce è molto ampio e include sia il bacino del Mediterraneo,

sia i paesi orientali come l’India, le isole dell’Oceano indiano, gli Stati Uniti e il Messico fino ad arrivare in Venezuela e in Oceania.

Attualmente è diffusa soprattutto nella medicina tradizionale di paesi come la Cina, l’India, il Giappone, ma anche in Occidente ha un riscontro importante. Il suo nome - 

sotto il quale sono elencate numerose specie (tra le quali, appunto, l’Aloe vera) tutte appartenenti al genere Liliaceae - deriverebbe dall’arabo “alua”, che significa amaro,

oppure dall’ebraico “halat”, che ha lo stesso significato. In entrambi i casi è chiara l’allusione al sapore amaro.Le proprietà curative

Sono particolarmente diffusi i prodotti a base di gel di aloe per utilizzo esterno: in qualità di cicatrizzante e antibatterico per risolvere alcune problematiche dermatologiche, in caso di scottature,

ustioni, oppure di psoriasi, ma anche come protezione solare o idratante. Oltre agli impieghi del settore cosmesi: fluidi, creme, balsami, lozioni, impacchi.

La formulazione orale, invece, viene consumata come lassativo, disintossicante, tonico e stimolante delle difese immunitarie

Alcuni persone, poi, acquistano l’Aloe vera contro il mal di gola, per perdere peso più rapidamente, preservare le funzioni cardiache o utilizzandola come antinfiammatorio. 

Altre ancora considerano questa pianta utile nella prevenzione o nel trattamento del diabete.

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BERGAMOTTO E COLESTEROLO

IL BERGAMOTTO PER IL COLESTEROLO: 

Il bergamotto per il colesterolo: benefici

da cure-naturali.it

 

Il bergamotto è una pianta tipica calabrese, anche se ormai ne esistono coltivazioni in tutto il mondo.

Nel tempo, si sono accumulate tradizioni, ricette ma anche studi scientifici a dimostrare i molteplici effetti benefici del bergamotto, in forma di olio essenziale e di succo soprattutto, sulla salute umana.

L’efficacia provata è quella contro il colesterolo alto; infatti il succo di bergamotto contiene due sostanze della famiglia dei flavonoidi (esperetina e naringenina)

che hanno gli stessi effetti anticolesterolo dei farmaci di sintesi (le statine, dagli svariati effetti collaterali), ma senza gli effetti collaterali di queste ultime.

Le molecole come le statine, all’interno dell’organismo inibiscono l’enzima reduttasi epatica che favorisce la sintesi del colesterolo nel fegato.

Per questo motivo il bergamotto contribuisce a ridurre i livelli di colesterolo totale.

Ma c’è di più. Per meccanismi ancora da studiare, la somministrazione di succo di bergamotto, oltre a far diminuire i livelli di colesterolo totale,

contribuisce alla diminuzione dei livelli ematici di LDL (colesterolo “cattivo”) e all’aumento di quei di HDL (colesterolo “buono”). In tal modo concorre a mantenere in salute i vasi sanguigni, aiutando a prevenire i disturbi cardiovascolari.

Il bergamotto è stato ampiamente utilizzato nell’industria alimentare, in gastronomia e… nelle cucine di tante mamme italiane.

 

Gli usi del bergamotto 

 

per il controllo dei livelli di colesterolo invece sono soprattutto questi:

Estratto puro di bergamotto (essenza): usato sia come aromaterapia, in un diffusore, che per terapia interna, 1-2 gocce diluite in acqua, lontano dai pasti;

• Il frutto: in dosi abbondanti e frequenti può essere efficace per un delicato controllo del colesterolo;

• Il succo: è l’utilizzo migliore per ottenere il maggiore effetto anticolesterolo. Gli studi clinici sono stati effettuati somministrando nell’arco di una giornata 50 cc di succo di bergamotto,

lontano dai pasti, per 60 giorni.Proprietà e benefici del bergamotto

I flavonoidi estratti da questo agrume del genere Citrus favoriscono il controllo del colesterolo:

 

1. inibendo l'attività dell'enzima HMG-CoA reduttasi (Idrossimetilglutaril Coenzima A reduttasi), bersaglio delle statine;

2. riducendo la liberazione a livello epatico delle LDL, attraverso l'inibizione dell'enzima ACAT (Acyl CoA: colesterolo aciltransferasi);

3. aumentando l'escrezione biliare di colesterolo.

Ed inoltre:

- aiutano a diminuire i livelli sierici di trigliceridi, inibendo l'attività dell'enzima PAP (fosfatidato fosfoidrolasi microsomiale epatica), coinvolto nella sintesi dei trigliceridi;

- contribuiscono a ridurre i livelli ematici di glucosio, aumentando la captazione del glucosio dal fegato e dai tessuti periferici (cellule muscolari);

  • sembra che riducano anche i livelli ematici di acido urico.

 

Il Bergamotto agisce, quindi, favorevolmente sull'assetto lipidico e glucidico e lo fa senza comparsa di sintomi avversi o segni ematochimici di tossicità.

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L'IMPORTANZA DEL SONNO

Sonno: a cosa serve dormire bene

da pagine mediche.it

Il sonno e la sua importanza

 

Ci accorgiamo di quanto sia importante dormire bene (e di quanto sia difficile farlo) soltanto quando non ci riusciamo più.

Il sonno, infatti, è un meccanismo naturale, tanto misterioso quanto delicato, facilmente soggetto a turbamenti da parte di fattori organici, psicologici o ambientali,

e rappresenta per gli organismi viventi un momento fondamentale di pausa e rigenerazione, sia fisica che mentale.

Durante il sonno, infatti, i ritmi biologici rallentano, l'organismo recupera le energie spese durante la giornata e il cervello riduce al minimo la sua attività,

occupandosi principalmente di rielaborare le esperienze fatte durante la veglia.Quante ore bisogna dormire?

In media gli adulti hanno bisogno di 7-8 ore a notte, mentre i bambini possono dormire fino a 10-12 ore al giorno. 

Detto questo è anche vero che il fabbisogno di riposo e una caratteristica individuale. Il passaggio dalla veglia al sonno è regolato da una tempistica che cambia da individuo a individuo

e anche nella stessa persona può variare a seconda dell'età e del momento della vita. 

La prima regola per dormire bene è proprio individuare le proprie esigenze in merito e, successivamente, fare di tutto per rispettarle, perché le variazioni (risvegli anticipati o lunghe notti senza sonno)

costituiscono un'alterazione dell'equilibrio naturale e possono portare, alla lunga, a soffrire di disturbi del sonno e di insonnia.

Ciò è ampiamente dimostrato se si pensa a quelle persone (lavoratori turnisti, gente dello spettacolo, giovani dalla vita 'sregolata') che conducono a lungo, per forza o per scelta,

uno stile di vita che stravolge i ritmi naturali di sonno-veglia e si ritrovano sovente affetti da insonnia e sonno poco ristoratore.Cosa avviene durante il sonno

Durante il sonno il corpo rallenta le sue funzioni fisiologiche. La temperatura si abbassa, il metabolismo rallenta, la pressione sanguigna si stabilizza e i tessuti si rigenerano

Delle buone ore di sonno consentono inoltre di dare nuova linfa alla memoria e a renderci più vigili e attenti. 

Se è vero che i sonnellini pomeridiani possono essere un valido supporto, è fondamentale dormire bene la notte

Il nostro organismo, infatti, è programmato per dormire proprio nelle ore notturne, motivo per cui quando facciamo tardi per svariate ragioni e

crediamo di poter recuperare il sonno "perduto" magari nel fine settimana, ciò in realtà non avviene. 

Anzi, secondo alcune ricerche, dormire troppo nel weekend metterebbe persino in pericolo la salute.

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COME NON AMMALARSI con il giusto cibo

CURARSI USANDO COME FARMACI IL CIBO

 

 

Tutti sanno che vi sono delle precise relazioni tra la qualità del cibo e l'insorgere o l'aggravarsi di una malattia, come ad esempio la necessità da parte di chi soffre di diabete d' evitare ad esempio dolciumi, caramelle e cioccolato.

Allo stesso modo è possibile alleviare o rendere addirittura impercettibili i sintomi di alcune malattie semplicemente ricorrendo a determinati alimenti ricchi di vitamine e minerali.

Comprendere tutto ciò che ruota intorno all’alimentazione in termini di salute, ecologia, economia ed etica sociale, significa diventare consapevoli e di conseguenza giungere a fare scelte mirate a proteggere se stessi, i propri figli e l’intero pianeta dalla stupidità umana. 

L’alimentazione comune basata sulla carne e sui suoi  sottoprodotti è responsabile del 75% dei casi di tumori all’intestino nel mondo occidentale, del 50% dei tumori al seno e alla prostata. 

Le cattive abitudini alimentari che comprendono l’uso smodato di sale, di olio fritto o cotto e comunque di bassa qualità, di grassi saturi e di proteine animali, portano ad un abbassamento del livello di qualità della vita.

Gli effetti dell’inquinamento organico delle falde acquifere dovuto alle deiezioni degli animali e l’inquinamento inorganico dovuto all’uso di concimi chimici ,

antiparassitari ed anticrittogamici utilizzati in agricoltura a scopo zootecnico contribuiscono ad agire da catalizzatori per l’insorgere di tante malattie. 

In America il 70% dei cereali prodotti è impiegato ad uso animale e, inoltre, nell’agricoltura intensiva finalizzata alla produzione di mangime,

con la chimica ci  vivono ogni giorno, creando i presupposti per aumentare l’inquinamento della atmosfera. 

Ognuno di questi fattori può aiutarci a capire come un’ alimentazione a base di cibi vegetali e possibilmente di produzione naturale o biologica,

o comunque a basso utilizzo della chimica, non solo salvaguarda la salute dell’organismo, ma anche quella dell’intero pianeta, dell’aria che respiriamo e dell’acqua che beviamo: i due beni più preziosi.

Per funzionare, il corpo umano ha bisogno di alcune condizioni ben precise, chiamate costanti fisiologiche: temperatura di circa 37°, pressione arteriosa intorno a 130/70, etc. 

Discostarsi da queste norme è come volersi tuffare in un mare di rischi., sia per la salute ed in secondo luogo per la nostra stessa vita . 

Una forza vitale intelligente, chiamata omeostasi, veglia giorno e notte sull’insieme di questi fenomeni, permettendo l’equilibrio del nostro organismo. 

Questo equilibrio, detto fisiologico, dipende poi da migliaia di reazioni interne al nostro corpo, e ci è indispensabile quindi trovare un equilibrio tra attività e riposo,

stato di veglia e sonno, inspirazione ed espirazione, apporti e consumi energetici, produzione ed alimentazione di acidi, etc. 

È tutta una questione di compensazione: non appena si pende da una parte, bisogna modificare le proprie forze, energia e volontà per ristabilire l’equilibrio. 

 

L’equilibrio può dunque definirsi come l’alternanza armoniosa tra due squilibri.

In questo inizio di terzo millennio l’uomo assorbe una quantità di cibi totalmente sconosciuti alle migliaia di generazioni precedenti: cereali raffinati, pasta, dolciumi. 

Ne deriva un eccesso di alimenti acidificanti. L’industrializzazione e lo sviluppo delle tecnologie hanno cambiato il destino della maggior parte dei prodotti coltivati nelle nostre campagne. 

Questi fattori influenzano in modo notevole sull'equilibrio del nostro organismo e di conseguenza, mangiare certi cibi non fa che aumentare in modo esponenziale

la possibilità di contrarre delle malattie, che possono essere molto gravi e difficili da curare, come ad esempio i vari tipi di cancro.

 

            Una alimentazione preventiva e curativa

 

Dobbiamo cercare d'evitare d’ intossicarci ulteriormente prediligendo alimenti biologici privi di sostanze chimiche estranee e tossiche come pesticidi, erbicidi, concimi chimici,

oltre a tutti i molteplici additivi alimentari come i conservanti, coloranti, edulcoranti che, oltre a mascherare le carenze organolettiche dei cibi di pessima qualità, presentano frequentemente un'azione cancerogena.

Inoltre è sempre meglio scegliere i cibi integrali, specie i cereali, che sono ricchi di minerali, fibre e acidi grassi essenziali, che sono delle sostanze in grado di apportare quei micronutrienti dei quali il nostro corpo ha un disperato bisogno.
Ci sono molti alimenti di uso quasi quotidiano che, oltre a soddisfare le condizioni riferite in precedenza, possiedono anche una vera e propria azione anticancro. 

Parliamo della famiglia delle Crucifere e Brassicacee cioè i cavoli, i broccoli, i cavolini di Bruxelles, il crescione, le rape, la verza ecc. che attraverso alcune sostanze in essi contenute

(isotiocianati, ditioltioni, indolo-3-carbinolo), sono in grado di sviluppare un'azione antitumorale diretta, un'azione antiproliferativa, e un'altra disintossicante dai carcinogeni assunti.

Altri alimenti solforati (detti così in quanto contengono zolfo organico, fondamentale per i nostri meccanismi di difesa) sono quelli appartenenti alla famiglia delle Alliacee come l'aglio, la cipolla, il porro, lo scalogno,

l'erba cipollina, che rivestono un ruolo protettivo contro i tumori estremamente potente ed efficace. È necessario aggiungere che tutti questi ortaggi, per esplicare pienamente la loro azione,

devono essere consumati crudi o, in alternativa, cotti brevemente al vapore per preservare i loro principi attivi che sono frequentemente termolabili.

Inoltre i frutti di bosco (lampone, mirtillo rosso e nero, ribes, ecc.) sono ricchi di sostanze anticancro efficaci come l'acido ellagico, fenilico e clorogenico, inoltre contengono dei pigmenti ad azione antiossidante.

Gli stessi agrumi (arance, limoni, mandarini, ecc.) sono ricchi di polifenoli e flavonoidi e mostrano interessanti proprietà in campo oncologico.

Gli stessi legumi (fagioli, ceci, lenticchie, piselli, cicerchie, fave, soia, ecc), un tempo validi sostituti della carne, dovrebbero, a buon diritto, tornare ad esserlo.

La ricchezza in principi antinutrizionali di questi alimenti (come i fitati e gli inibitori delle proteasi) ne ha evidenziato un'inedita azione anticancro. 

  La combinazione dei cereali integrali con i legumi è sopravvissuta indenne nei secoli e può essere considerata uno dei punti di correttezza nutrizionale dell'antica dieta mediterranea famosa

per gli effetti positivi sulle malattie cardiovascolari e degenerative tumorali.

                                          Con questi alimenti si può sicuramente imbandire una tavola salutare ed economica, escludendo o riducendo drasticamente il consumo di proteine animali, specie quelle derivate da carni e latticini.
Infatti la celebre dieta mediterranea antica, riscoperta e valorizzata in tempi più o meno recenti, possedeva sicuramente un'azione antinfiammatoria e

protettiva dall’insulino resistenza, con un conseguente riequilibrio metabolico e protezione dallo stress ossidativo. 

Essa era composta fondamentalmente da cereali integrali, pasta di grano duro, legumi, verdure non amidacee, olio di oliva, frutta, semi oleosi come olive, mandorle, noci,

nocciole e, a seconda della possibilità o della collocazione geografica, alcune quantità di pesce appena pescato.

 

 

 

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L'importanza dell'acqua nei bimbi

Quanto è importante l’acqua per i bambini?

Da sanit.org

 

La “regola” di bere almeno 8 bicchieri d’acqua al giorno è valida

anche per i bambini (7-10 anni), con riferimento a un bicchiere da 150 ml.

 

 

Dipende poi dal tipo e dalla quantità di attività fisica che il piccolo svolge quotidianamente ed è compito del genitore integrare l’apporto di acqua di conseguenza.

 

Insomma, bimbi e adolescenti devono bere almeno 

un litro/un litro e mezzo d’acqua al giorno.

 

A spiegarlo è stato Umberto Solimene, presidente della Federazione mondiale del termalismo (Femtec), questa consapevolezza, però non sembra essere sufficientemente diffusa: i genitori hanno una scarsa conoscenza della quantità giornaliera corretta d’acqua, rivela una ricerca, infatti circa il 20% pensa che il fabbisogno idrico dei bambini sia minore di un litro al giorno, il 15% non sa quale sia il fabbisogno idrico di un bambino.

Inoltre il  58% dei bimbi beve meno di un litro di acqua al giorno e solo il 37% dei genitori pensa che lo stimolo della sete sia un segnale di disidratazione che va prevenuto.

L’81% dichiara che i figli bevono solo quando hanno già lo stimolo delle sete e il processo di disidratazione sta quindi già cominciando. “I genitori – aggiunge l’esperto, docente dell’università di Milano – hanno ormai accolto in gran parte il messaggio dell’importanza di una corretta alimentazione, mentre stenta ad arrivare quello relativo al ruolo dell’acqua come specifico elemento per il corretto funzionamento dell’organismo”.

“Non è ancora entrata nelle nostre coscienze – aggiunge Solimene – la consapevolezza di quanto sia importante l’idratazione per la salute”.

Per aiutare anche i pediatri a lanciare il corretto messaggio è stato lanciato oggi un decalogo in cui viene ribadito anche che l’insufficiente assunzione di acqua è associata a un indice di massa corporea più elevato e a un rischio maggiore di sviluppare obesità.

“I risultati dell’indagine – conclude l’esperto – ci fanno riflettere sulla necessità di colmare una lacuna informativa e di consapevolezza da parte non solo dei genitori, ma della popolazione in generale.

Ad un anno da Expo,  vogliamo sottolineare ancora una volta che una corretta idratazione può contribuire a prevenire molteplici patologie ed a garantire un corretto sviluppo dei più piccoli.

 

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NEUTROSCIENZE E MUSICA CONTRO LO STRESS

LE NEUROSCIENZE E LE DIECI CANZONI IN GRADO DI RIDURRE L’ANSIA DEL 65%

da medicina narrativa.org


  Lo stress è uno dei disturbi che più accomuna la nostra agitata quotidianità. Tutti possiedono le proprie personali valvole di sfogo e ognuno attua i più disparati metodi, trucchi e tecniche per contrastarlo.

Tra le numerose soluzioni, eccone una offerta dalla scienza: sono state infatti individuate 10 famose canzoni, riconosciute come le più rilassanti sul pianeta.

La terapia del suono, della musica, non è di certo una scoperta dell’epoca contemporanea. Per secoli, ad esempio, culture indigene hanno utilizzato la musica per migliorare il proprio benessere. Ora però la parola passa ad un gruppo di neuroscienziati del Regno Unito.

Ѐ stato condotto uno studio in cui ai partecipanti è stata sottoposta una serie di complicati enigmi da risolvere in poco tempo. Il tutto mentre erano collegati a dei sensori. I test inducevano un certo livello di stress nei partecipanti, che nel mentre ascoltavano diverse canzoni. Nel frattempo i ricercatori misuravano i fattori più disparati: attività celebrale, stati fisiologici, frequenza cardiaca, pressione sanguigna e frequenza del respiro.

Secondo il dr. David Lewis-Hodgson del Mindlab International, che ha condotto la ricerca, le prime canzoni risultanti nell’elenco del test hanno prodotto uno stato di rilassamento notevolmente più elevato di qualsiasi altro genere di musica prima esaminato. Ad esempio ascoltando “Weightless“, al primo posto, si riduce del 65 % l’ansia generale e del 35% il tasso di riposo fisiologico.

Il fatto notevole è che questa traccia è stata realizzata appositamente con questo scopo: i Marconi Union hanno di fatto composto “Weightless” in collaborazione con terapisti del suono, disponendo ogni nota con cura al fine di rallentare la frequenza cardiaca dell’ascoltatore e ridurre gli ormoni legati allo stress.

La posta in gioco è davvero alta: secondo uno studio condotto da Harvard e Stanford, i problemi di salute legati al solo stress lavorativo causerebbero più decessi del diabete, del morbo di Alzheimer o dell’influenza. 

La musica potrebbe dunque essere una via d’uscita, o per lo meno una valida valvola di sfogo, alla comune problematica di questa modernità sempre di corsa.

 

Ecco la top ten delle canzoni che le neuroscienze hanno riconosciuto come efficaci nella lotta all’ansia:

  • “We Can Fly,” by Rue du Soleil (Café Del Mar)
  • “Canzonetta Sull’aria,” by Mozart
  • “Someone Like You,” by Adele
  • “Pure Shores,” by All Saints
  • “Please Don’t Go,” by Barcelona
  • “Strawberry Swing,” by Coldplay
  • “Watermark,” by Enya
  • “Mellomaniac (Chill Out Mix),” by DJ Shah
  • “Electra,” by Airstream
  • “Weightless,” by Marconi Union
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Difese Immunitarie

Come si possono rinforzare 

le difese immunitarie?

 

Migliorando la dieta, assumendo determinati integratori vitaminici, o cambiando il proprio stile di vita è possibile produrre una risposta immunitaria perfetta?

Tra le buone abitudini per rafforzare le difese immunitarie da tenere lungo tutto il corso dell’anno troviamo:

 

  • Non uscire di casa con i capelli umidi
  • Non esporsi a correnti d’aria
  • Non dimenticare sciarpa e giubbotto
  • Lavarsi le mani spesso
  • Usare i rimedi naturali
  • Abolire alcol e sigarette
  • Fare attività fisica
  • Evitare cibi grassi e zuccheri raffinati
  • Meno stress
  • Dormire bene

 

Per quanto riguarda le vitamine invece ecco cosa c’è da sapere:

 

La vitamina C 

è la più nota, aiuta tantissimo il sistema immunitario. Non è necessario assumere integratori basta preferire alcuni cibi ad altri: fragole, agrumi, kiwi, patate, spinaci, broccoli, ananas, ciliegie e gli infusi di rosa canina, che son ricchissimi di vitamina C.

Come fare il pieno di vitamina D? 

Importante per le ossa, per le difese immunitarie e per ostacolare tumori e diabete, la troviamo nel pesce azzurro, nei latticini, nelle uova e nelle verdure a foglia verde. E naturalmente occorre esporsi al sole.

La vitamina A

è un potente antiossidante nonché antitumorale e si trova nel fegato, nelle albicocche, nelle carote, nel tarassaco, nelle uova, nei pomodori, nel mango, nel radicchio, nei peperoni etc.

La vitamina B

aiuta tantissimo il metabolismo e protegge capelli, pelle ed occhi. Si trova nei seguenti cibi: lievito di birra, riso integrale, legumi, soia, tuorlo d’uovo, frutta a guscio, banane e tonno.

La vitamina E

che migliora la circolazione e protegge da ictus ed infarti, si trova nei semi di girasole, nelle mandorle, nei pinoli, nelle olive etc.

Il selenio 

è un potente antiossidante che si trova nel pesce, nelle patate, nel frumento, nelle noci brasiliane etc.

Lo zinco

utile per la salute di ossa, pelle e muscoli, si trova nei frutti di mare, nella carne rossa, nelle uova, nel granchio, nelle lenticchie e nei formaggi.

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Vitamina D

Vitamina D per cuore e sport

 

L’assunzione quotidiana di vitamina D  riduce la pressione sanguigna e i livelli di stress migliorando le prestazioni sportive. 

È quanto emerge da uno studio presentato durante la conferenza annuale della Società di endocrinologia, che si è tenuta a novembre a Edimburgo (Scozia), dai ricercatori della Queen Margaret University di Edimburgo.

 

Durante questa ricerca 13 persone sono state invitate a assumere un integratore di vitamina D ogni giorno per due settimane. Dopo le due settimane i candidati sono stati sottoposti a un test fisico (pedalata di 20 minuti) e infine ne è stata misurata la pressione sanguigna.

 

Nell’analisi è emerso che la vitamina D aveva influenzato positivamente le prestazioni fisiche dei candidati, che riuscivano a percorrere in bici 6,5 chilometri in 20 minuti, circa 1,5 km in più rispetto all’inizio. 

Inoltre, i livelli della pressione sanguigna di chi aveva assunto l’integratore erano più bassi di quelli che avevano preso il placebo. Infine, gli studiosi hanno osservato che la molecola aveva ridotto il tasso di stress dei partecipanti. 

 

Nella loro urina, infatti, è stata rinvenuta una minore presenza di cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress”, che aumenta quando una persona è sotto pressione.

 

Gli esperti pensano che la vitamina D sia in grado di prevenire malattie cardiache. Ma servono ulteriori ricerche per accertare tutti gli effetti benefici della molecola. Il passo successivo consisterà nello sperimentare l’integratore per un tempo maggiore su un campione di persone più ampio, a partire dagli atleti”.

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