CUORE: nuovi farmaci

NUOVI FARMACI CHE TUTELANO LA SALUTE DEL CUORE

                                                                                                             da sanit.org

 

Al congresso della European Society of Cardiology di Barcellona, è stato presentato uno studio sull’efficacia di un nuovo farmaco per la salute del cuore.

Il medicinale in questione è una molecola chiamata canakinumab, un anticorpo monoclonale, già impiegato nel trattamento di malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide.

Lo studio, sponsorizzato dalla Novartis, ha dimostrato che tale molecola è in grado di ridurre la probabilità di un secondo infarto in chi ne ha già avuto uno grazie alla sua azione antinfiammatoria.

Circa diecimila pazienti di 39 Paesi in tutto il mondo, ad alto rischio perché già colpiti da infarto e con livelli elevati degli indici di infiammazione, hanno ricevuto la terapia standard,

ovvero statine per abbassare il colesterolo, oppure, in aggiunta, un’iniezione a cadenza trimestrale di varie dosi dell’anticorpo canakinumab.

A quattro anni di distanza, tra coloro che avevano ricevuto anche il nuovo farmaco, c’è stata una riduzione di circa il 15 % dei casi di infarto e ictus. 

In particolare, l’effetto è stato maggiore tra coloro che avevano assunto la dose intermedia del medicinale.

Per anni si è accusato il colesterolo “cattivo” di essere la prima causa di aumento del rischio di infarti, ma da tempo si ritiene che a incidere

nelle malattie cardiache sia anche l’eccesso di infiammazione, segnalato dalla presenza nell’organismo di molecole come la proteina C reattiva.

“Lo studio Contas ha dimostrato per la prima volta in modo deciso che l’infiammazione ha un ruolo importante nell’infarto” osserva Aldo Maggioni,

direttore del Centro Studi Anmco. “Confermando tra l’altro l’ipotesi di Attilio Maseri, uno dei primi cardiologi a sottolineare il ruolo dei processi infiammatori nelle malattie cardiache”.

“Il farmaco canakinumab è particolarmente costoso, ha degli effetti collaterali non trascurabili, dovuti al fatto che agisce sul sistema immunitario, e probabilmente è quindi solo adatto per un numero ristretto di pazienti” osserva Maggioni.

Movimento salute onlus è particolarmente sensibile a tutto quanto riguarda il cuore e le sue malattie.

Nel caso specifico sembrerebbe che questo nuovo farmaco possa aiutare le persone a non avere più degli infarti o ictus,

ma come avrete letto, oltre ad avere un alto costo, sembra che abbia anche altri effetti che

possono nuocere la nostra salute e di cui ancora non si conoscono le problematiche. 

Noi, da parte nostra continueremo a seguire questi studi ed appena avremo delle novità sarà nostra cura pubblicarle.

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IPERTENSIONE

Ipertensione Arteriosa

da paginemediche.it

 

L'ipertensione arteriosa consiste nell'innalzamento della pressione del sangue sulle pareti delle arterie oltre i valori normali.

L'ipertensione arteriosa è una condizione potenzialmente pericolosa per l'organismo e costituisce un fattore di rischio cardiovascolare.

La pressione sanguigna è un valore che dipende dal rapporto tra la quantità di sangue che il cuore pompa al minuto e la resistenza arteriosa,

ovvero la pressione esercitata dalle pareti delle arterie sul flusso sanguigno. 

Se uno di questi due valori si alza, aumenterà anche la pressione, come durante un intenso sforzo fisico, oppure quando le arterie non sono abbastanza flessibili o elastiche. 

La pressione arteriosa ha un valore massimo quando il cuore si contrae (sistole) ed uno minimo quando si rilassa riempiendosi di sangue (diastole).

In condizioni normali, la pressione sistolica (o Massima) è al di sotto dei 120 mmHg e la pressione diastolica (o Minima) e al di sotto degli 80 mmHg.I sintomi della pressione alta

La maggior parte degli ipertesi non presenta sintomi specifici, questo è il motivo per cui è stata soprannominata “killer silenzioso”.

Alcuni segni dell'ipertensione non controllata possono essere: il mal di testa localizzato dietro la nuca, che si manifesta di mattina

quando ci si sveglia e scompare spontaneamente dopo alcune ore, i capogiri, le palpitazioni, l'affaticamento, la perdita di sangue dal naso (epistassi), i disturbi della vista e l’impotenza. 

I campanelli d'allarme più drammatici sono le aritmie cardiache, gli attacchi transitori di ischemia cerebrale (TIA), epistassi, emorragia sottocongiuntivale.

 

Ipertensione arteriosa: epidemiologia

 

Si stima che l'incidenza dell'ipertensione sulla popolazione italiana sia del 25% (circa 15 milioni), di questi solo il 50%

sa di essere iperteso, e più del 60 % non raggiunge target pressori adeguati con la terapia prescritta, nonostante sia in cura da un medico. 

Tra i fattori di rischio per la mortalità per malattie cardiovascolari, l’ipertensione spiega il 40 % dei decessi per ictus e il 25 % di quelli

per malattia coronarica. Per quanto riguarda i valori pressori e la distribuzione, secondo i dati di una indagine condotta dall’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare

tra il 2008 e il 2012 in tutte le regione d’Italia, la pressione sistemica (Pas) media è di 134mmHg negli uomini e 129 mmHg nelle donne tra i 35 e i 79 anni;

i valori, sempre più alti negli uomini rispetto alle donne, sono più elevati al Nord e al Sud rispetto al Centro

La pressione diastolica (Pad) mostra un andamento analogo. Complessivamente più del 50% degli uomini e più del 40% delle donne sono ipertesi;

si discostano da questi valori solo le donne dell’Italia centrale (38%). Anche per quanto riguarda il trattamento antipertensivo il quadro appare migliore per le donne:

gli uomini sono più trattati perché maggiore è la prevalenza dell’ipertensione, ma le donne ipertese non trattate sono di meno (33%) rispetto agli uomini ipertesi non trattati (43%). 

Questo andamento è simile in tutte le regioni d'Italia; da notare che la proporzione di uomini ipertesi trattati è maggiore al Sud (ipertesi trattati 64%, ipertesi non trattati 36%, rispetto al 56% e al 50% degli uomini ipertesi che sono trattati al Centro e al Nord).

Le situazioni di tensione sono assolutamente da evitare per prevenire la pressione alta. 

Queste, infatti, provocano una risposta ormonale che prepara il corpo l’azione, il battito del cuore aumenta e una maggiore quantità di sangue viene pompata dal cuore.

Se questa condizione è prolungata nel tempo provoca degli effetti nocivi tra cui l’incremento della pressione sanguigna. 

Per queste ragioni, è fondamentale imparare delle strategie di gestione dello stress, facendo esercizi di rilassamento e riposando a sufficienza.

In generale, uno stile di vita salutare è fondamentale per tenere la pressione sotto controllo, per prevenire i rischi cardiovascolari e curare livelli di pressione alta:

evitare il fumo, mangiare cibi ricchi di vitamine e fibre, assumere poco sale, fare attività fisica regolare, evitare lo stress e controllare il peso. 

Secondo diversi studi clinici, i cambiamenti nello stile di vita aiutano concretamente a controllare la pressione del sangue,

sia in associazione alla terapia farmacologica sia in sua assenza.

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SINDROME METABOLICA

Le definizioni della Sindrome Metabolica

 

 

La definizione più conosciuta ed applicata nella pratica clinica è quella del National Cholesterol Education Program Adult Treatment Panel (ATP) III del 2008.                       

Essa fa riferimento principalmente a questi disturbi:

obesità addominale, ipertensione, ipetrigliceridemia, basso colesterolo HDL e glicemia >110 mg/dl (includendo anche il diabete). 

 

Nel 2005 è intervenuta l’International Diabetes Federation (IDF) con una propria definizione. Essa si caratterizza per porre l’obesità viscerale come elemento essenziale a cui si debbono aggiungere altri due criteri tra quelli abituali (ipetrigliceridemia, basso colesterolo HDL, ipertensione, iperglicemia, compreso il diabete). 

Circa 1 mese dopo la pubblicazione dei criteri dell’IDF, l’American Heart Association ed il National Heart, Lung and Blood Institute hanno pubblicato uno statement sulla SM, che ha allargato i criteri dell’ATP III, portando il livello diagnostico della glicemia da 110 a 100 mg/dl, ed ha introdotto il concetto che è sufficiente la presenza di terapia per correggere l’ipertensione, l’ipetrigliceridemia, il basso colesterolo.

 

Movimentosalute onlus, vuole  principalmente solo  parlare alla gente comune e non ai medici, che conoscono perfettamente l’argomento. S’ipotizza necessario che il nostro lettore comprenda almeno l’origine di quella che viene chiamata dagli esperti “ LA SINDROME METABOLICA” e possa quindi meglio comprendere  come si possa  sviluppare e combattere.

 

IL CAMPANELLO D’ALLARME

 

Tutti sanno che con il passare degli anni l’aspetto di una persona cambia, senza che il soggetto quasi  se ne accorga e se lo fa, considera  questi cambiamenti solo l’inevitabile segnale degli anni che passano.

Le persone in genere, dopo i sessant’anni non fanno molta attenzione se ingrassano e se compaiono sui loro corpi dei cuscinetti a livello della vita. Invece questi segnali, che il nostro corpo ci manda, è  un campanello d’allarme importante per comprendere se la nostra salute può essere a rischio.

Queste trasformazioni del nostro corpo possono rilevare un possibile rischio d’incorrere in  due gravi malattie che sono principalmente:

      L’ INFARTO ED l’ICTUS

 

                         COME SI SVILUPPA LA SINDROME METABOLICA

 

Uno dei motivi principali di questi cambiamenti del nostro corpo è dovuto alla sedentarietà,

soprattutto quando andiamo in pensione e ci rilassiamo per molte ore al giorno sulla nostra poltrona preferita o davanti alla televisione.

Diventare sedentari è il principale motivo dei cambiamenti del nostro organismo, dovuti anche alla presenza di alti livelli di zuccheri

nel sangue che possono causare successivamente il diabete, l’ictus e l’infarto.

Un altro motivo di questi cambiamenti è l’alimentazione sbagliata, dovuta anche ad un eccessivo apporto di calorie, che non sono più necessarie al nostro corpo. 

L’individuo deve comprendere che non può più ingerire tutto quello che mangiava prima, ad iniziare dai grassi, dal troppo sale e dai dolciumi.

Occorre puoi, oltre ad un controllo costante del proprio peso, verificare la propria pressione sanguigna:

ricordarsi sempre che quella minima non deve mai superare i 90 . La giusta pressione deve stare tra i 120 della massima ed i 79 della minima.

Se ingrassiamo troppo, oltre che aumentare la nostra circonferenza, possiamo provocare una serie di malattie,

tipiche della terza età, come il diabete, che aggrava tutti gli altri fattori di rischio cardiovascolare, predisponendo l’organismo al pericolo dell’infarto. 

I valori della glicemia devono stare:

tra 70 e 109 per le persone sane e normali

tra 110 e 125 per quelle che hanno la glicemia leggermente elevata, 

ma non ancora pericolosa,

mentre i valori superiori ai 126 mg/dl indicano la presenza di diabete tipo 2, che è il più pericoloso per il nostro organismo,

tanto da provocare  tutta una serie di problematiche che vedremo di trattare diffusamente  in un altro articolo.

 

                                                                  R.B.BIJNO

 

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