SINDROME METABOLICA

Le definizioni della Sindrome Metabolica

 

 

La definizione più conosciuta ed applicata nella pratica clinica è quella del National Cholesterol Education Program Adult Treatment Panel (ATP) III del 2008.                       

Essa fa riferimento principalmente a questi disturbi:

obesità addominale, ipertensione, ipetrigliceridemia, basso colesterolo HDL e glicemia >110 mg/dl (includendo anche il diabete). 

 

Nel 2005 è intervenuta l’International Diabetes Federation (IDF) con una propria definizione. Essa si caratterizza per porre l’obesità viscerale come elemento essenziale a cui si debbono aggiungere altri due criteri tra quelli abituali (ipetrigliceridemia, basso colesterolo HDL, ipertensione, iperglicemia, compreso il diabete). 

Circa 1 mese dopo la pubblicazione dei criteri dell’IDF, l’American Heart Association ed il National Heart, Lung and Blood Institute hanno pubblicato uno statement sulla SM, che ha allargato i criteri dell’ATP III, portando il livello diagnostico della glicemia da 110 a 100 mg/dl, ed ha introdotto il concetto che è sufficiente la presenza di terapia per correggere l’ipertensione, l’ipetrigliceridemia, il basso colesterolo.

 

Movimentosalute onlus, vuole  principalmente solo  parlare alla gente comune e non ai medici, che conoscono perfettamente l’argomento. S’ipotizza necessario che il nostro lettore comprenda almeno l’origine di quella che viene chiamata dagli esperti “ LA SINDROME METABOLICA” e possa quindi meglio comprendere  come si possa  sviluppare e combattere.

 

IL CAMPANELLO D’ALLARME

 

Tutti sanno che con il passare degli anni l’aspetto di una persona cambia, senza che il soggetto quasi  se ne accorga e se lo fa, considera  questi cambiamenti solo l’inevitabile segnale degli anni che passano.

Le persone in genere, dopo i sessant’anni non fanno molta attenzione se ingrassano e se compaiono sui loro corpi dei cuscinetti a livello della vita. Invece questi segnali, che il nostro corpo ci manda, è  un campanello d’allarme importante per comprendere se la nostra salute può essere a rischio.

Queste trasformazioni del nostro corpo possono rilevare un possibile rischio d’incorrere in  due gravi malattie che sono principalmente:

      L’ INFARTO ED l’ICTUS

 

                         COME SI SVILUPPA LA SINDROME METABOLICA

 

Uno dei motivi principali di questi cambiamenti del nostro corpo è dovuto alla sedentarietà,

soprattutto quando andiamo in pensione e ci rilassiamo per molte ore al giorno sulla nostra poltrona preferita o davanti alla televisione.

Diventare sedentari è il principale motivo dei cambiamenti del nostro organismo, dovuti anche alla presenza di alti livelli di zuccheri

nel sangue che possono causare successivamente il diabete, l’ictus e l’infarto.

Un altro motivo di questi cambiamenti è l’alimentazione sbagliata, dovuta anche ad un eccessivo apporto di calorie, che non sono più necessarie al nostro corpo. 

L’individuo deve comprendere che non può più ingerire tutto quello che mangiava prima, ad iniziare dai grassi, dal troppo sale e dai dolciumi.

Occorre puoi, oltre ad un controllo costante del proprio peso, verificare la propria pressione sanguigna:

ricordarsi sempre che quella minima non deve mai superare i 90 . La giusta pressione deve stare tra i 120 della massima ed i 79 della minima.

Se ingrassiamo troppo, oltre che aumentare la nostra circonferenza, possiamo provocare una serie di malattie,

tipiche della terza età, come il diabete, che aggrava tutti gli altri fattori di rischio cardiovascolare, predisponendo l’organismo al pericolo dell’infarto. 

I valori della glicemia devono stare:

tra 70 e 109 per le persone sane e normali

tra 110 e 125 per quelle che hanno la glicemia leggermente elevata, 

ma non ancora pericolosa,

mentre i valori superiori ai 126 mg/dl indicano la presenza di diabete tipo 2, che è il più pericoloso per il nostro organismo,

tanto da provocare  tutta una serie di problematiche che vedremo di trattare diffusamente  in un altro articolo.

 

                                                                  R.B.BIJNO

 

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Com'è fatto il nostro cuore

NOTIZIE UTILI PER COLORO CHE NON 

VOGLIONO AVERE PROBLEMI CARDIACI

 

         COM’E’ FATTO IL NOSTRO CUORE

 

  

 

La figura è molto esplicativa ed indica anche tutte le diramazioni alla quali il nostro cuore è collegato.

 

Il cuore è in pratica una pompa che nasce con noi e ci segue per tutta la vita. É stato calcolato che durante la vita media di una persona,

il cuore esegue oltre 3 miliardi di battiti: un lavoro inimmaginabile che il nostro corpo compie senza mai fermarsi, senza mai perdere un colpo,

una macchina perfetta, superiore certamente a qualsiasi motore che l’uomo sia mai riuscito a costruire.

Il nostro cuore pompa di media, oltre 8000 litri di sangue al giorno.

Questo significa anche che in un solo anno ne pompa oltre 3.000 tonnellate.

Il cuore è costituito da uno speciale tessuto muscolare chiamato il “miocardio” che è formato da quattro cavità che sono chiamate:

• atrio destro e atrio sinistro

• ventricolo destro e ventricolo sinistro

Il sangue che proviene, attraverso le vene entra nell’atrio destro e poi viene spin- to nei nostri polmoni per essere ossigenato.

Terminata questa operazione il sangue entra nell’atrio sinistro, passando nel ven- tricolo sinistro e poi successivamente in tutto il nostro corpo.

Le arterie che devono svolgere tutto questo enorme lavoro di “miscelazione” sono chiamate coronarie e sono tre.

 

La conseguenza di tutto questo processo di circolazione è ovvio:

 

“SE LE NOSTRE CORONARIE SONO IN PERFETTA SALUTE, SONO SCORREVOLI,

SENZA OSTRUZIONI NE PLACCHE, ANCHE IL NOSTRO CUORE E’ SANO

E NOI VIVIAMO UNA VITA SERENA.”

 

In tutto il mondo le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte e la quinta causa di malattia.

Quindi più pericolose del cancro, se si può fare una graduatoria di questo genere.

Contrariamente a quanto si possa pensare, le malattie cardiovascolari rappresenta- no oggi la principale causa di morte nelle donne e ogni anno muoiono per problemi cardiaci più donne che uomini. 

In realtà, fino all’età della menopausa la donna risulta protetta dalle malattie cardiache; dopo i 50 anni si assiste invece a un progressivo aumento dell’incidenza di tali malattie nella popolazione femminile.

Dai settanta anni in poi, però, la mortalità e la morbidità  (cioè il numero di malattie non fatali) cardio- vascolari nei due sessi tendono ad eguagliarsi.

In Italia

I valori di mortalità più alti si registrano nell’Italia del Nord, quelli più bassi nell’Italia del Centro e del Sud, con una differenza che era molto elevata agli inizi degli anni ‘70,

ma è andata riducendosi gradualmente, fino a minimizzarsi all’inizio degli anni ‘90. 

L’Istat nel 1994 ha effettuato una indagine particolareggiata sulle condizioni di salute della popolazione, valutando anche la diffusione delle malattie cardiovascolari (iper- tensione arteriosa, infarto del miocardio, angina pectoris, ecc.).

Le percentuali più elevate di persone con infarto del miocardio si hanno in Friuli-Venezia Giulia,Liguria e Umbria (tutte con 2,1%). 

La percentuale più bassa, invece, spetta alla Puglia (con 0,7%). Per quanto riguarda l’angina pectoris la percentuale più alta è stata registrata nelle Marche (1,8%), quella più bassa in Trentino, in Campania e in Basilicata (0,6%). 

Per tutti gli altri disturbi del cuore, la percentuale più alta si trova in Umbria (5,0%) e quella più bassa in Puglia (2,5%).

 

Le tendenze per il futuro

 

I numeri, quindi, parlano da soli: le malattie a carico dell’apparato cardio- vascolare hanno un forte impatto sociale. A parziale consolazione, comunque, va sottolineato che la situazione sta migliorando.

Secondo i dati Istat (Mortalità in Italia nel periodo 1970-1992. Evoluzione e Geografia). Il numero di decessi per queste malattie, infatti, è in costante diminuzione in entrambi i sessi già dal- la metà degli anni ‘70, con una riduzione complessiva di quasi il 50% per le don- ne (si è passati, infatti, da un tasso di 24.1 per diecimila abitanti nel 1970, ad un tasso di 13.2 nel 1992), mentre per gli uomini la riduzione è stata di oltre un terzo (passando da un tasso di 33.1 per diecimila abitanti, ad un tasso di 20.9). 

Però, se il numero dei decessi per malattie cardiache è in netta riduzione, aumentano invece i soggetti con complicazioni, per esempio post-infarto, che necessitano di continui controlli, cure e trattamenti. Infatti, l’intervento (anche se immediato ed efficace) nella maggior parte dei casi non elimina completamente il rischio di eventuali ricadute. 

Come ricorda Lars Ryden, presidente della ESC (Società Europea di Cardiologia), infatti, l’unico mezzo per contrastare effettivamente il problema è la prevenzione.

 

RICORDIAMO CHE MOVIMENTOSALUTE onlus ha tra i suoi obiettivi principali proprio la PREVENZIONE.

 

Articolo tratto dal libretto realizzato da Roberto Guido Bijno, nel gennaio 2008,

per conto della sua ex associazione di volontariato “AMICI DEL CUORE PIEMONTE” di cui era Presidente e fondatore.

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PER VIVERE BENE: IL CUORE

PER VIVERE BENE OCCORRE COSTRUIRE UNO STILE DI VITA SANO

 

                                   

La prima cosa che occorre fare per conoscere come avere uno stile di vita sano

è quella di verificare se il nostro cuore è in buone condizioni.

La vita caotica di oggi, influenza profondamente uno dei nostri

organi più importanti dell’ organismo: IL CUORE.

E’ quindi indispensabile effettuare periodicamente anche in età giovanile se il nostro cuore

potrà avere nel tempo alcune imperfezioni, che non dimentichiamo possono essere anche ereditarie.

Se nella vostra famiglia vi sono stati casi di malati di cuore, è maggiormente opportuno effettuare

dei controlli periodici, ad iniziare da un esame semplice ed indolore che è l’elettrocardiogramma (ecg).

Un medico cardiologo può immediatamente rilevare, dalla sua lettura, se il nostro cuore è in perfette 

condizioni, oppure occorre controllarlo periodicamente per evitare che nel tempo si possano verificare delle malattie cardiache.

Un altro dato, che deve sempre essere controllato, dopo i 40 anni, è quello di fare l’esame del nostro

colesterolo (buono e cattivo), perché se questo dato è in eccesso, può provocare un restringimento

delle nostre arterie che riforniscono il cuore di sangue ossigenato.

 

UN CUORE SANO CI MANTIENE IN VITA 

PIU’ A LUNGO  SENZA PROBLEMI.

 

Anche se non si fa sentire, la malattia delle nostre arterie coronarie può essere progressiva e tutto questo può comportare una modifica del nostro stile di vita.

Se  il nostro cardiologo riscontra dei problemi di circolazione, occorre per prima cosa comprendere com’ è la situazione attuale del nostro cuore,

proprio per evitare il rischio di peggioramenti, quindi mai sottovalutare il problema.

Vi sono alcune semplici regole, che ognuno di noi dovrebbe adottare per evitare che il nostro organismo possa ammalarsi di cuore.

 

  1. mangiare senza alcuna limitazione e senza controllare periodicamente analogamente il nostro colesterolo,
  2. mangiare spesso cibi molto ricchi di grassi saturi, come quelli contenuti nel latte intero, oppure nella carne grassa, evitare anche l’uso di troppo sale,
  3. essere sovrappeso, anche di pochi chili,
  4. fumare o  bere troppi alcolici, oppure sostanze dopanti,
  5. avere la pressione alta, soprattutto la minima, che mai deve superare i 90 m
  6. evitare lo stress, con la conseguenza di diventare ipertesi

 

Se invece non si seguono queste semplici regole è molto più facile arrivare ad avere una malattia delle nostre arterie coronarie.

Queste arterie, quando sono normali, sono simili a tubi puliti ed aventi le loro pareti lisce, ma quando invece queste vengono danneggiate da fattori di rischio,

quali il fumo e l’ipertensione, allora le sostanze presenti nel sangue possono accumularsi nella zona danneggiata, favorendo  l’ aterosclerosi

( considerata dai cardiologi come una ostruzione lieve) oppure arrivare ad avere l’angina ( costituita da forti dolori al petto dovuti a delle ostruzioni

parziali del percorso del sangue ossigenato verso il cuore) sino ad arrivare ad un grave  problema che può portare anche alla morte immediata ( infarto).

 

LA GUARIGIONE 

DEL CUORE MALATO INIZIA 

DA CHI SOFFRE DI QUESTA MALATTIA.

 

Per cercare di vivere meglio ed in serenità, occorre soprattutto che il malato ritrovi fiducia in se stesso e poco per volta, se è stato colpito da questa malattia,

possa presto ritornare a lavorare come faceva prima, cercando anche di farsi aiutare dalla sua famiglia, magari svolgendo qualche piccola attività sportiva.

Ma è soprattutto necessario accettare interiormente la condizione nuova nella quale si continua a vivere,  acquistando soprattutto una maggiore sicurezza di se stessi. 

Tra i tanti metodi si consiglia  il rilassamento soprattutto dei muscoli del nostro corpo ed imparare a respirare in modo profondo (yoga).

                                                                                                           R.G.Bijno

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Come è fatto il nostro cuore

COME FATTO IL NOSTRO CUORE

          Per vivere sani e tranquilli

 

   CONOSCERE PER PREVENIRE

          tratto dal libretto pubblicato da Roberto G.Bijno 

         ex presidente “Amici del Cuore Piemonte” da lui fondato 

presso l' Ospedale Molinette di Torino- Cardiologia2

 

 

Il cuore è in pratica una pompa che nasce con noi e ci segue per tutta la vita. É stato calcolato che durante la vita media di una persona, il cuore esegue oltre 3 miliardi di battiti:

un lavoro inimmaginabile che il nostro corpo compie senza mai fermarsi, senza mai perdere un colpo, una macchina perfetta, superiore certamente a qualsiasi motore che l’uomo sia mai riuscito a costruire.

  Il nostro cuore pompa di media, oltre 8000 litri di sangue al giorno.

Questo significa anche che in un solo anno ne pompa oltre 3.000 tonnellate.

Il cuore è costituito da uno speciale tessuto muscolare chiamato il “miocardio” che è formato da quattro cavità che sono chiamate:

• atrio destro e atrio sinistro

• ventricolo destro e ventricolo sinistro

Il sangue che proviene, attraverso le vene entra nell’atrio destro e poi viene spin- to nei nostri polmoni per essere ossigenato.

Terminata questa operazione il sangue entra nell’atrio sinistro, passando nel ventricolo sinistro

e poi successivamente in tutto il nostro corpo.Le arterie che devono svolgere tutto questo enorme lavoro di “miscelazione” sono chiamate coronarie e sono tre.

 

 

                                    Le statistiche sull’infarto

In tutto il mondo le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte e la quinta causa di malattia.

 

Quindi più pericolose del cancro, se si può fare una graduatoria di questo genere. Contrariamente a quanto si possa pensare, le malattie cardiovascolari rappresenta- no oggi la principale causa di morte nelle donne e ogni anno muoiono per problemi cardiaci più donne che uomini. In realtà, fino all’età della menopausa la donna risulta protetta dalle malattie cardiache; dopo i 50 anni si assiste invece a un progressivo aumento dell’incidenza di tali malattie nella popolazione femminile. 

Dai settanta anni in poi, però, la mortalità e la morbidità (cioè il numero di malattie non fatali) cardio- vascolari nei due sessi tendono ad eguagliarsi.

 

In Italia

 

I valori di mortalità più alti si registrano nell’Italia del Nord, quelli più bassi nell’Ita- lia del Centro e del Sud, con una differenza che era molto elevata agli inizi degli anni ‘70,

ma è andata riducendosi gradualmente, fino a minimizzarsi all’inizio degli anni ‘90. L’Istat nel 1994 ha effettuato una indagine particolareggiata sulle condizioni di salute della popolazione,

valutando anche la diffusione delle malattie cardiovascolari (iper- tensione arteriosa, infarto del miocardio, angina pectoris, ecc.). 

Le percentuali più elevate di persone con infarto del miocardio si hanno in Friuli-Venezia Giulia,Liguria e Umbria (tutte con 2,1%). La percentuale più bassa,invece,spetta alla Puglia (con 0,7%). 

 

Per quanto riguarda l’angina pectoris la percentuale più alta è stata registrata nelle Marche (1,8%), quella più bassa in Trentino, in Campania e in Basilicata (0,6%).

Per tutti gli altri disturbi del cuore, la percentuale più alta si trova in Umbria (5,0%) e quella più bassa in Puglia (2,5%).

 

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